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La vita dei triestini a Milano al tempo del Coronavirus: "viaggio" tra metro vuote, danni economici e speranze

Sono moltissimi i concittadini che vivono e lavorano nel capoluogo lombardo. Abbiamo parlato con alcuni di loro e ci siamo fatti raccontare com'è cambiata la quotidianità durante l'emergenza legata alla diffusione del Coronavirus

Di triestini che vivono e lavorano a Milano e dintorni ce ne sono veramente tanti. La situazione nel capoluogo lombardo e nella zona dell'hinterland milanese viene raccontata ogni giorno dai diversi organi di informazione, che fanno  continuamente il punto e diffondono gli aggiornamenti sugli effetti dei diversi decreti emanati dal Governo per contenere l'emergenza legata alla diffusione del Covid-19. La bozza fatta circolare ieri 7 marzo ha prodotto reazioni tra le più diverse anche tra i triestini, alcuni dei quali sono stati raggiunti telefonicamente da TriestePrima nella mattinata di oggi 8 marzo.

Tra le foto dei Navigli con le persone intente a prendersi l'aperitivo, la zona semivuota del Duomo e gli spostamenti con i mezzi pubblici, abbiamo raccolto le testimonianza di un giovane esperto di comunicazione digitale, un fotografo e un giornalista, nonché celebre volto dello spettacolo. 

"Rimaniamo a casa", l'esperto di comunicazione digitale

"Lavoro da casa - racconta Matteo che è dipendente di una delle maggiori realtà internazionali nel campo della comunicazione digitale - e c'è più calma nella vita di ogni giorno. Al netto della spesa, che prima o poi bisogna andare a fare, siamo usciti solamente il 26 per una cena tra amici. Ogni tanto una passeggiata nel quartiere per sgranchire le gambe, ma generalmente rimaniamo a casa". 

La situazione nel capoluogo lombardo non ha registrato solamente la normalità. "All'inizio c'è stata molta confusione, con tanto di assalto ai supermercati nel primo weekend successivo alla diffusione dell'emergenza. Poi, dal punto di vista professionale, nei giorni successivi la situazione ha iniziato a normalizzarsi". Sulla "fuga" del testo della bozza del decreto che è circolato ieri sera, Matteo ha le idee chiare: "Potenzialmente è dannoso, se non vergognoso, ma questa è opinione personale". "Una mossa mediatica del genere rischia di vanificare il lavoro fatto nei giorni precedenti". 

Il fotografo e libero professionista: "Molta meno gente in giro"

Le foto della zona della Darsena affollata hanno fatto il giro del web, come se il rispetto delle ordinanze fosse sacrificabile in nome dello svago e della spensieratezza. Gianmaria fa il fotografo come libero professionista: "Io non utilizzo i mezzi pubblici, quando devo spostarmi lo faccio in motorino e comunque non ho contatti fisici con i clienti. All'interno del mio studio lavoro praticamente da solo, quindi la mia quotidianità non è cambiata". 

Ieri pomeriggio, racconta Gianmaria, "dopo aver visto delle fotografie del centro di Milano sembrava di vedere il deserto. Un sabato veramente molto strano, c'era molta meno gente in giro". Secondo il giovane fotografo triestino "sembra esserci paura in giro ma allo stesso tempo nelle persone è rimasta la voglia di uscire, di tornare al più presto alla normalità". 

Il celebre giornalista Andro Merku: "Saremo i primi ad uscirne"

La brusca frenata e il rallentamento che l'economia ha subìto tocca anche Andro Merku, giornalista e autore de La Zanzara, che a Milano ormai vive e lavora da qualche anno. "Mi sono saltate tutte le serate che avevo programmato - racconta Merku - e quindi, da libero professionista, il danno economico è pesante e viene da chiedersi quando saremo in grado di recuperarlo". Nel suo lavoro a Radio 24, Andro spiega che "ogni mattina ci viene misurata la febbre. Ogni conduttore ha un copri microfono personale e, da un paio di settimane, ci stiamo preparando anche all'eventualità di un possibile contagio interno". Nei primi tre anni di collaborazione con Cruciani e Parenzo, Merku ha sempre lavorato da casa. "Sono quindi già preparato". 

"Non ho nessuna ansia e vivo comunque normalmente - conclude l'autore de La Zanzara - anche se per strada e sui mezzi pubblici non c'è anima viva". Sempre molto attivo sui social e "positivo per natura", Merku ha infine espresso una speranza per le settimane a venire. "E' vero che a torto l'Italia è stata considerata per prima come l'untore, ma credo seriamente che, all'inizio dell'estate e quando gli altri si leccheranno ancora le ferite, noi saremo i primi ad uscirne". 

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