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Cronaca S. Giacomo - Ponziana / Via dell'Istria

Il Burlo ci dirà come sta l'Italia

L'ospedale infantile coordinerà la ricerca che per venti mesi vedrà coinvolti 14 istituti italiani e oltre 40 ricercatori, nella raccolta di indicatori utili a tracciare un quadro dei principali fattori di rischio che impattano sulla salute degli italiani. Dai risultati dipenderanno le politiche sanitarie del futuro

Sarà il Burlo Garofolo di Trieste a coordinare la ricerca che per venti mesi - da ottobre 2018 a maggio 2020 - vedrà coinvolti 14 istituti italiani e oltre 40 ricercatori, nella raccolta di indicatori utili a tracciare un quadro dei principali fattori di rischio che impattano sulla salute degli italiani (fumo, ambiente, abitudini alimentari, incidenti e molto altro). I dati, a differenza delle edizioni passate, saranno raccolti e suddivisi regione per regione, per consentire una migliore pianificazione delle iniziative sanitarie negli anni a venire.

"Misurazione della salute" a livello loco-regionale

L'edizione 2019 del Global Burden of Disease (GBD) - così si chiama il sistema di "misurazione della salute" nato nel 1991 su richiesta della Banca Mondiale - prevede infatti un'imponente raccolta di informazioni e di analisi a livello loco-regionale, proprio per tracciare un quadro esaustivo di ciò che influisce sulla salute dei cittadini. Il Burlo Garofolo agirà sì a livello nazionale come capofila, ma sarà ovviamente molto presente anche in Friuli Venezia Giulia.

Visto l’importante lavoro di coordinamento svolto dall'ospedale pediatrico del Friuli Venezia Giulia a livello nazionale, la scelta del Burlo come capofila nazionale è stata fatta in accordo tra i centri italiani coinvolti e l'Institute for Health Metrics and Evaluation (IHME), Università di Washington, che gestisce questi studi a livello mondiale.

Il commento del coordinatore dell'iniziativa GBD

"Sono anni che il nostro istituto è impegnato in una raccolta capillare e nell'analisi di dati relativi alle condizioni che modulano lo stato di salute della popolazione," spiega Lorenzo Monasta coordinatore dell'iniziativa GBD per l'Italia e Dirigente Statistico presso la struttura di Epidemiologia clinica e ricerca sui servizi sanitari del Burlo. "La possibilità di coordinare un gruppo di istituti nazionali e di esperti ricercatori italiani come quelli che aderiscono al GDB ci rallegra. La partecipazione di partner competenti ed esperti come quelli italiani garantirà certamente un'alta qualità dei risultati finali, e di conseguenza porrà le basi per scelte sanitarie maggiormente orientate".

I dati

Ma veniamo agli ultimi dati sulla salute mondiale. I risultati del GBD 2017, appena pubblicati dalla rivista Lancet sono frutto del lavoro di 3.676 collaboratori di 146 paesi. L'analisi ha incluso 38 miliardi di dati, su 359 malattie e 84 fattori di rischio.

Il primo dato messo in evidenza dall'IHME è la bassa natalità di 91 paesi fra cui spiccano Italia, Spagna, Portogallo, Norvegia, Cipro, Singapore e Sud Corea, con meno di due figli per donna. Al contrario, 104 paesi tra cui Niger, Mali, Chad, e Sud Sudan compensano il gap, con una media di sette figli per donna. L'Italia risulta quindi tra i paesi in cui il numero di nati non è sufficiente a mantenere l’attuale popolazione.

"La speranza di vita in Italia è tra le migliori del mondo, con una media di 83,2 anni di vita pro capite. Gli uomini vivono in media 80,8 anni (vivono di più solo in Svizzera, Israele e Giappone), mentre le donne vivono 85,3 anni (siamo settimi dopo Giappone, Kuwait, Islanda, Spagna, Francia e Svizzera)", spiega Luca Ronfani, pediatra epidemiologo, Direttore della Struttura di Epidemiologia clinica e ricerca sui servizi sanitari del Burlo.

Quanto alle cause di morte, i dati recenti confermano che la situazione non è molto cambiata dal 1990: anche ora la principale causa di morte per l’Italia sono le malattie cardiovascolari, seguite dai tumori nel loro complesso e da disturbi neurologici. Il morbo di Alzheimer non solo è cresciuto fra le cause di morte (da 59 casi x 100.000 abitanti nel 1990, a 121 casi/100.000 nel 2017), ma è tra le poche cause ad essere cresciuta anche in termini di tasso di mortalità: più del 100%, insieme alla cardiopatia ipertensiva, salita dal 13° al 6° posto, e all’ictus.

Incidenza sulle politiche sanitarie future

Alla luce dei risultati ottenuti con ogni ciclo di raccolta dati, fanno notare Monasta e Ronfani, le serie storiche - cioè le statistiche ottenute nelle precedenti annate - sono rielaborate e indicizzate sulla base di migliori informazioni disponibili. "Vista l'attenzione che l'IHME ha deciso di dare alla raccolta di indicatori su base regionale, in Italia, i prossimi due anni saranno davvero molto importanti. Potremo ottenere dati veramente puntuali sui principali fattori di rischio del Friuli Venezia Giulia - e in Italia - e offrire ai decisori sanitari e politici conoscenze concrete e rigorose da cui partire per orientare lo sviluppo regionale e nazionale."

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