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Cronaca

Lettera aperta di Roberti: «Polizia locale nella lotta al terrorismo, ma senza equipaggiamento!»

Lunga lettera (integralmente pubblicata) del vicesindaco di Trieste che riflette sull'evoluzione dei compiti degli operatori della Polizia Locale che recentemente sono stati anche investiti di "compiti antiterroristici": «Bisogna armare il Corpo al più presto»

Ciò che è accaduto a Berlino e nei giorni a seguire mi dà lo spunto per alcune considerazioni che intendo condividere con gli agenti di Polizia Locale del Comune di Trieste e con la cittadinanza tutta, nella speranza che il messaggio venga colto anche da chi ha la possibilità di legiferare a tutela di tutti noi.

Come sappiamo, il 19 dicembre 2016 un tir condotto da Anis Amri è piombato sulla folla che stava passeggiando tra i mercatini di Natale della capitale tedesca uccidendo 12 persone e ferendone 56. Un attentato di matrice islamica, fotocopia di quello di Nizza della scorsa estate portato a termine da un tunisino arrivato in Italia con i barconi.

Ma non è certo su questo che voglio soffermarmi, non sul tema dello scontro culturale e di civiltà in atto, nè sulle conseguenze di questo tipo di immigrazione, quanto su quello accaduto qualche giorno dopo. Il 23 dicembre, infatti, Amri, l'uomo più ricercato al mondo in quei giorni, arriva in Italia attraversando mezza Europa completamente indisturbato. Trova due agenti della Polizia di Stato che lo fermano non perché sospettato, ma per un normale controllo come migliaia fatti ogni giorno dalle Forze dell'Ordine sulle nostre strade. Ma questo non è un normale controllo e la persona fermata non è una qualunque, è un terrorista che non esita ad estrarre la pistola e sparare contro gli agenti. Ne ferisce uno, il secondo estrae l'arma e lo mette a terra esanime. Fine della storia.

Questo potrebbe essere la fine della storia, ma così non è. Ci siamo dimostrati ancora una volta vulnerabili, ancora una volta permeabili a chi vuole sterminarci in quanto siamo quello che siamo. Passa qualche giorno a arriva anche l'appello del Ministro dell'Interno Minniti che esorta, giustamente, a lavorare tutti insieme contro il terrorismo e, per la prima volta, chiama in causa anche Amministrazioni comunali e Polizie Locali a combattere insieme questa battaglia.

A Trieste è anche il Prefetto a chiedere degli sforzi in più e la Polizia Locale risponde, e lo fa positivamente, conscia di quale è il suo ruolo e la sua professionalità. Del resto, che i vigili non siano più soltanto i vigili con il libretto delle multe in mano, spero se ne stiano accorgendo tutti, e le operazioni che conducono incessantemente anche sul fronte della lotta allo spaccio, del piccolo crimine, dei reati ambientali, dei reati edilizi e tanto altro ne è la prova lampante.

Ma ripeto, forse è la prima volta che viene chiesto loro di far fronte comune anche alla lotta contro il terrorismo, in particolare stando sulle Rive la notte di Capodanno per evitare che ogni mezzo pesante si possa solo avvicinare alla zona della festa di mezzanotte. Ma non posso e non voglio far finta di nulla rispetto alle rimostranze che i sindacati di categoria hanno sollevato, rimostranze che non solo ritengo legittime, ma dovute per garantire la sicurezza e la dignità di chi ogni giorno sta sulla strada per il bene della comunità tutta.

Sì, perché se da un lato molti compiti che la PL svolge sono già del tutto similari alle altre Forze di Polizia, dall'altro non sono assolutamente equiparabili le tutele. Faccio l'esempio, ma potrei citarne tanti altri, dell'equo indennizzo, misura che concede un risarcimento a tutti i dipendenti delle Forze di Polizia che subiscono un danno fisico per causa di servizio, come nel caso dell'agente ferito a Milano durante la sparatoria con Amri.

Misura che non si applica alla Polizia Locale. Fosse successo a un agente della Polizia Locale di Trieste questo sarebbe stato semplicemente messo in infortunio e qui la situazione è ancora più drammatica, se al posto di quegli agenti di PS ci fossero stati degli agenti di PL, oggi non parleremmo di eroi, ma forse piangeremmo i due agenti che a Trieste, purtroppo, come si sa, non sono armati e si sarebbero trovati nella situazione di fronteggiare un feroce terrorista determinato ad uccidere, con poco più che un libretto delle contravvenzioni.

Mi si dirà che certo non tutti i giorni capita di fermare un Amri, fortunatamente, ma non è proprio così, perché, come dicevo prima, tutti i giorni i nostri uomini si trovano a dover fronteggiare criminali di ogni tipo e arrestare persone, privi di ogni tutela per la difesa fisica e giuridica, senza contare il fatto che Amri non è stato fermato per un controllo mirato, ma casuale, come ogni giorno tanti ne fa la PL.

Volendo rimanere nell'ordinaria amministrazione, faccio notare che quando Polizia, Carabinieri o Guardia di Finanza effettuano un normale posto di blocco indossano giubbotti antiproiettili e non pistola, ma mitraglietta ben in vista, proprio seguendo il principio del "non si sa mai chi vado a fermare". Come possiamo permetterci di far fare lo stesso, identico, preciso servizio alla PL quando questa non ha la pistola ne il giubbotto antiproiettile? Contiamo forse sulla fortuna dei nostri agenti?

Questa mia lunga riflessione vuole quindi sollecitare tutte le forze politiche in Comune a lavorare insieme affinchè anche la PL venga armata quanto prima mettendo da parte le ragioni puramente ideologiche che hanno spinto molti fino ad oggi a dire di no, dimenticandosi che la PL è praticamente ovunque già armata, dal grande Comune come Udine al piccolo paese come Fagagna.

In secondo luogo, fermo restando che le divise tutte andrebbero maggiormente aiutate e sostenute, intendo sensibilizzare quel governo, che chiede agli agenti di PL di fare la propria parte nella lotta al terrorismo, a far in modo che le tutele riservate alle forze dell'ordine vengano estese anche alla PL e, qualora, come credo accadrà, questa richiesta sarà inascoltata, sia la Regione a farsi promotrice di un fondo per garantirne almeno alcune, le principali.

Fino ad allora potremmo contare comunque sugli uomini e le donne della Polizia Locale di Trieste che, solo per coraggio, spirito di servizio e orgoglio, saranno in piazza Unità il 31 dicembre a garantirci la nostra serena festa, e gli altri 364 giorni dell'anno, su tutte le strade e le vie della nostra città.

Coraggio e orgoglio encomiabili esattamente come la dignità, le tutele e gli strumenti che meritano, perché un tir con un terrorista a bordo non si ferma con il solo spray al peperoncino e con il solo orgoglio e dignità, non si porta a casa la cena nè si pagano le conseguenze di vivere ogni giorno un rischio concreto a nostra difesa.

Il vicesindaco Pierpaolo Roberti, assessore alla Polizia locale, Sicurezza e Protezione civile

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