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Cronaca

“Avrei potuto non camminare, oggi supero i 400 chilometri in gara” la storia di Tommaso de Mottoni

Ideatore della Corsa della Bora, ora guarda all’Alpe Adria Ultra Trail. Da poco tornato dalla Trans Gran Canaria, ha dichiarato: "Siamo partiti all'inizio dell'epidemia in Europa e siamo stati disconnessi dalla realtà per giorni. Al ritorno ci siamo ritrovati come in un film post apocalittico”

Una sconfinata passione per la corsa, il canottaggio e lo sci alpinismo, poi una diagnosi infausta e uno stop di due anni. Ma quello che sembrava un addio allo sport, con il rischio di un futuro da invalido, ha innescato invece un cambio di prospettiva e una serie di successi sportivi, fino alla creazione di eventi podistici di rilevanza internazionale. È la storia di Tommaso de Mottoni, ideatore della Corsa della Bora, parte del team organizzativo della Oman Desert Marathon (una delle più importanti gare di corsa nel deserto) e ora impegnato in una nuova avventura: l'Alpe Adria Ultra Trail, che vedrà la luce nel marzo 2021, lungo il noto cammino che attraversa Carinzia, Slovenia e il FVG.

La Trans Gran Canaria

Una settimana fa Tommaso è tornato dalla Trans Gran Canaria 360 (267 chilometri e 12mila di dislivello) ritrovando un paese completamente mutato: “siamo partiti per questa gara quando l’Italia e l’Europa all’inizio erano all'inizio della pandemia da coronavirus, quando ancora si chiamava 'influenza grave', e siamo stati disconnessi dalla realtà per giorni. Al ritorno ci siamo ritrovati come in un film post apocalittico”. “In questa gara - spiega de Mottoni - il 60% dei partecipanti si è ritirato perché non aveva calcolato bene tempi di riposo e rifornimenti. Molti erano superiori a me in velocità, ma i miei problemi di salute mi hanno portato a sviluppare altre qualità, come la resistenza e la strategia. Anche per questo mi dedico a competizioni dove la componente strategica è fondamentale”. La gara si è conclusa per lui con un 14esimo posto, con 7 posizioni perse per un problema al ginocchio.

La diagnosi

Una passione nata da adolescente, in una famiglia di sciatori e sportivi, fino alla laurea alla NYU e un'intensa carriera nel marketing e nella comunicazione del turismo, più un'attività giornalistica nello stesso ambito e una parentesi televisiva come inviato di Pomeriggio 5. Poi, nel 2012, i primi problemi di salute: “Avevo dolori lancinanti e avevo perso la sensibilità a un piede per una stenosi grave alla colonna vertebrale e tre ernie. Secondo i medici il rischio era quello di non poter camminare più. Poi due anni di stop forzato, con cure e grandi sofferenze”.

La riabilitazione

Al termine di un intervento chirurgico risolutivo, con il divieto assoluto di correre, Tommaso de Mottoni non si è fatto intimidire, pur attenendosi alle indicazioni mediche: “Ho deciso di fare i 330 chilometri a passo sostenuto e ce l'ho fatta. Da lì in poi è stato un crescendo e ora guardo allo sport come a un inno alla vita e un modo per riconnettersi con il proprio corpo nella crescita delle sue potenzialità e nel rispetto dei suoi limiti”. “Al giorno d'oggi – conclude – si vedono troppi sportivi rischiare la vita e la salute in nome di un'eccessiva determinazione e purtroppo la tendenza attuale è quella di mettere a tacere corpo e mente abusando di farmaci e sostanze. Bisognerebbe ascoltare l'intelligenza del corpo umano, una macchina meravigliosa in grado di adattarsi a ogni situazione avversa”.

Articolo pubblicato in partnership con il settimanale Citysport

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