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Cronaca

Caso tubercolosi, Società Italiana di Medicina delle Migrazioni: «Immigrati non portano malattie, ingiustificato allarmismo»

«Strumentale diffusione di un ingiustificato allarme sul pericolo che gli immigrati riportino malattie infettive»

Interviene anche la Società Italiana di Medicina delle Migrazioni sul caso tubercolosi, collegato da alcuni politici all'aumento di cittadini stranieri a Trieste, che avrebbero favorito la diffusione della malattia.

«Dopo oltre trent'anni di immigrazione di decine di migliaia cittadini stranieri - spiega la nota -  provenienti da varie parti del mondo non si è mai verificata nessuna epidemia di una qualche malattia infettiva né alcun episodio significativo di contagio, né in Friuli Venezia Giulia né in Italia. Tutte le autorità sanitarie europee hanno ripetutamente verificato che è del tutto infondata la preoccupazione che icasi registrati nella popolazione immigrata possano far aumentare la diffusione della tubercolosi nei nostri paesi».

«In questi giorni - continua -  abbiamo dovuto assistere, questa volta a Trieste, alla strumentale diffusione di un ingiustificato allarme sul pericolo che gli immigrati riportino malattie infettive che avevamo sradicato dalle nostre comunità.  La lunga storia sociale della tubercolosi 'spiega' la paura ancestrale del contagio». 

«Ciò malgrado - ancora - , non vi è nessuna evidenza né scientifica né epidemiologica che l'ormai sporadico verificarsi di un caso di tubercolosi nella popolazione "autoctona" possa essere attribuito alla presenza di cittadini stranieri sul territorio, anche se si registrano nuovi casi di malattia tubercolare fra gli immigrati. Infatti, ormai da più di vent'anni sono state messe in atto dalla Sanità Pubblica specifiche strategie di prevenzione per i gruppi di popolazione migranti a maggior rischio. Esistono linee guida internazionali, nazionali e regionali, anche dedicate alla presa in carico dei casi di tubercolosi nelle popolazioni migranti e protocolli definiti per il controllo delle persone venute a contatto con pazienti malati di tubercolosi».

«Nel caso specifico di Trieste - sottolinea la nota -  l'Azienda Sanitaria ha messo in atto tutte le misure necessarie con la particolare premura e accuratezza richiesta dalla vulnerabilità dei potenziali esposti a contagio. Tutto quanto è successo non ha nulla a che fare con le questioni sanitarie legate ai processi migratori né tanto meno ai problemi di salute e sanità collegati all'arrivo, ormai da almeno un quinquennio nella regione FVG, di richiedenti protezione internazionale che seguono comunque un percorso di prima accoglienza sanitaria che comprende un accurato screening per le malattie infettive e in particolare per la tubercolosi.

  • Nel 2000 in FVG si verificavano 127 nuovi casi di malattia tubercolare ogni anno, mentre:
  • nel 2014 i nuovi casi di malattia sono stati in tutto 70
  • in particolare nei cittadini italiani autoctoni i nuovi casi annuali di TBC sono diminuiti da 105 a 34
  • nei cittadini stranieri immigrati i nuovi casi annuali di TBC sono passati da 22 a 36 a fronte di un aumento della presenza straniera da 21 mila a 107 mila residenti».

«Dai dati regionali - ancora la nota -  presentati dal GriS Fvg al Congresso Nazionale della SIMM di Torino nel maggio di quest'anno, emerge che, solo nell'ultimo anno, in FVG  sono state effettuate  dai Dipartimenti di Prevenzione  oltre 9mila visite a quasi 4mila richiedenti asilo, di cui più di 700 a minori non accompagnati. Si sono registrati 12 casi di TBC,4 di malaria e numerosi casi di scabbia. Sono state somministrate oltre 4 mila dosi di vaccino, di cui oltre 2mila  richiami per la poliomielite. Per i minori è stato applicato il normale calendario vaccinale».

«Nonostante - conclude -  l'enfasi dei mass media nel diffondere notizie allarmanti relative ai casi di malattie quali  la tubercolosi, i casi reali sono stati molto limitati, prontamente individuati e trattati senza conseguenze sulla collettività».

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