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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Chiusura dei negozi alla domenica, Crepaldi: «la Chiesa dice sì»

«Idea che rispetta il giorno di riposo della cristianità e un cambiamento delle politiche del lavoro, che valorizzi la famiglia e le esigenze non solo materiali della persona»

Il Vescovo di Trieste Giampaolo Crepaldi interviene pubblicamente con una dichiarazione sulla proposta della chiusura degli esercizi commerciali nel giorno di domenica da parte del ministro del lavoro Luigi Di Maio. Secondo Crepaldi l'intenzione sarebbe quella di «abolire la normativa di completa liberalizzazione attuata da precedenti governi. La proposta è oggetto di discussione e sia i partiti che i soggetti sociali stanno prendendo posizione. Da parte nostra ci auguriamo che la proposta diventi presto realtà e che trovi appoggi nella società e nella politica. L’idea è ampiamente condivisibile e segnerebbe un interessante cambiamento delle politiche del lavoro, da vedersi nei suoi più ampi rapporti con la famiglia e le esigenze non solo materiali della persona».

«Ricordo - continua il Vescovo - che già la Rerum novarum di Leone XIII, nel lontano 1891, chiedeva espressamente che la legislazione sul lavoro prevedesse il riposo domenicale affinché il lavoratore potesse ritemprare le membra dalla fatica e accudire agli impegni religiosi del dì di festa. In questo modo egli voleva mostrare il reciproco beneficio che si facevano l’un l’altra la dimensione sociale e quella spirituale. Il lavoro è una dimensione molto importante per la vita dell’uomo, per la sua famiglia e per la società intera – Giovanni Paolo II disse addirittura che era la chiave dell’intera questione sociale -  ma proprio perché tale esso deve essere collocato dentro una dimensione pienamente umana». 

Per Crepaldi «Sono due le dimensioni della vita sociale che il riposo domenicale esteso alla maggior parte della popolazione senz’altro valorizza. La prima è la dimensione delle relazioni familiari. Molti lavoratori del commercio sono costretti a fare turni di lavoro anche di domenica, impedendo alla famiglia di ritrovarsi insieme. In alcuni casi i genitori lavorano per turni durante tutta la settimana e i momenti di compresenza in famiglia di ambedue sono rari».

L'intenzione dichiarata dal Vescovo di Trieste non è quella di «demonizzare la produzione o gli acquisti con facili accuse, talvolta molto ideologiche e retoriche, di consumismo. Si tratta piuttosto di segnalare il bisogno di un momento di salutare discontinuità nella ripetizione di prassi e di ritti economici e sociali, l’apertura di finestre di vita per godere di altri aspetti della vita stessa» e non manca di citare la dimensione religiosa: «Non si tratta solo di avere la possibilità di partecipare alla santa Messa domenicale che i turni di lavoro possono rendere più difficile, ma di predisporre lo spazio spirituale affinché i cuori possano guardare in alto. Una giornata di gratuità, di lode, di festa, di dono: tutti sentimenti che aprono alla dimensione religiosa. Per i cattolici, poi, la domenica è il giorno del Signore. In più occasioni - conclude - i vescovi italiani hanno dato insegnamenti pastorali di grande valore su questo tema».

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