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Cronaca

Discriminazioni Fvg: il 43% dei ragazzi usa termini offensivi verso gli omosessuali

I risultati emersi provengono da un'indagine a campione che ha visto coinvolti 23 istituti scolastici, 6 enti di formazione, con 2138 questionari rivolti agli studenti e 273 al personale scolastico

Saranno illustrate in occasione dell'incontro della Rete nazionale delle pubbliche amministrazioni anti discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere (Ready), previsto il prossimo 19 e 20 ottobre a Torino, le buone prassi attuate dal Friuli Venezia Giulia nel corso di questi ultimi anni, in particolare, quelle che hanno coinvolto le scuole e il mondo del lavoro. Lo ha comunicato oggi a Trieste l'assessore regionale alle Pari opportunità, Loredana Panariti, spiegando che il fine della partecipazione all'evento è quello di portare a conoscenza della platea nazionale i progetti messi in campo dalla Regione su questo particolare tema, anche allo scopo di apprendere le buone pratiche attuate dalle altre pubbliche amministrazioni. Per quel che riguarda il progetto contro il bullismo omofobico realizzato nelle scuole, l'assessore ha sottolineato la grande partecipazione registrata da parte delle classi, soprattutto grazie alla collaborazione con l'Ufficio scolastico regionale e il dipartimento Scienze della vita dell'Università di Trieste. "Un lavoro - ha evidenziato Panariti - che è servito per misurare l'entità del fenomeno sul nostro territorio".

Trattasi, infatti, di un'indagine a campione che ha visto coinvolti 23 istituti scolastici, 6 enti di formazione, con 2138 questionari rivolti agli studenti e 273 al personale scolastico. I risultati emersi sono quelli relativi ad un utilizzo (43,42%) nel linguaggio comune di termini denigratori rivolti in generale alle persone omosessuali. Inoltre, a maggior aggressione verbale omofobica corrisponde una maggiore frequenza di aggressioni comportamentali omofobe (aggressione verbale 26,8% - aggressione comportamentale 3,5%). A tal riguardo, l'assessore ha rilevato come le parole siano importanti perché, in base a questo studio, gli atti violenti sono sempre preceduti da espressioni violente. In tal senso, quindi, l'utilizzo di un linguaggio adeguato diventa un tema centrale.

Sul fronte delle discriminazioni sul lavoro, l'assessore ha definito innovativa la normativa regionale sulla materia, avendo superato all'interno delle disposizioni sul mobbing il generico richiamo alle discriminazioni e vessazioni, iniziando a chiamarle ciascuna con il proprio nome: differenze di genere, orientamento sessuale, età, stato di salute, credo religioso, cultura, opinioni politiche, condizioni personali e sociali e provenienza geografica. E su questo tema si comincia a registrare un primo interesse delle parti datoriali, come ad esempio la collaborazione con i Giovani imprenditori di Confindustria. Particolarmente importante, inoltre, l'attività svolta dai punti di ascolto regionali che hanno consolidato una rete con i sindacati e le associazioni a difesa dei lavoratori.

L'assessore ha anche aggiornato la lista di quelli che sono i Comuni del Friuli Venezia Giulia che hanno aderito alla rete Ready, ovvero Udine, Muggia, Aiello del Friuli, Grado, Gradisca d'Isonzo e Turriaco.

«In una comunità piccola - ha affermato il sindaco di Aiello del Friuli, Andrea Bellavite - emerge fortemente il problema della discriminazione perché chi ne viene colpito è molto difficile che si esponga denunciando il fatto, così come colui il quale si rende protagonista di questo tipo di atti non sempre è consapevole della gravità delle sue azioni. In questo contesto - - ha concluso il sindaco - l'adesione a Ready è importante per vincere la paura di chi viene discriminato e quella di chi discrimina».

Da parte sua il garante regionale dei diritti della persona del Friuli Venezia Giulia, Walter Citti, ha rimarcato l'importanza della partecipazione della Regione all'appuntamento di Torino. Inoltre ha anche ricordato il ruolo di prevenzione, di assistenza alle vittime e di promozione della parità di trattamento svolto dal suo ufficio in questi anni. Citti ha parlato di una "disseminazione della conoscenza", citando come esempio i corsi antidiscriminazione organizzati a favore degli operatori giudiziari, di quelli sociali e degli studenti.

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