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Cronaca

Educazione: 23 associazioni contro il Regolamento scuole per l'infanzia

Il Coordinamento Immigrazione di Trieste: "Tetto 30% non necessario, solo provvedimenti di matrice ideologica. Nessuna criticità linguistica per bambini da 3 a 6 anni, che non possono essere un problema per nessuno"

“Un regolamento delle scuole per l'infanzia che fa percepire gli stranieri come un problema, mistificando la realtà. Perché i bambini non sono un problema per nessuno, tantomeno a Trieste, dove non esiste alcuna emergenza”. Questo, in sintesi, il messaggio divulgato in conferenza stampa dal Coordinamento Immigrazione di Trieste, un network composto da 23 enti e associazioni di Trieste che operano a favore dell'integrazione degli stranieri in città.Tra questi Ics, il Comitato Pace Danilo Dolci, la Casa internazionale delle donne, il Centro italo sloveno e i sindacati Cgil e Uil. Un network formatosi “dal 2016, da quando abbiamo visto che la politica cittadina mette in atto provvedimenti rischiosi per l'accoglienza e l'integrazione di diverse etnie e nazionalità”, è stato detto durante l'incontro.

Antonella Bressi (Cgil)

Così ha dichiarato Antonella Bressi della Cgil: “Il tetto del 30 percento per i bambini stranieri è un provvedimento che va contro la storia di una città che ha sempre ospitato svariate etnie, nazionalità e religioni, basta vedere i numerosi luoghi di culto nel centro cittadino. La presenza dei bambini stranieri nelle scuole non è così massiccia da giustificare un tetto massimo e le scuole comunali di Trieste hanno operatrici bravissime che sono in grado di gestire tutti i bambini indipendentemente dalla provenienza. Chi dice il contrario opera una mistificazione della realtà esasperando il clima d'odio che si respira in città”.

Crocifisso, grembiule e tetto agli studenti stranieri, il regolamento delle scuole per l'infanzia va avanti

Michele Berti (Uil)

Così si è espresso invece Michele Berti della UIL: “Questo regolamento presenta criticità forti dal punto di vista giuridico perché non distingue tra comunitari ed extracomunitari. A Trieste ci sono tanti bambini che vengono da Romania, Croazia e Slovenia e questi cittadini, legislativamente parlando, sono ugualia noi. Non possiamo snaturarci e dire che gli stranieri, in generale, devono essere governati con misure eccezionali. Soprattutto non i bambini, perchè in nessun caso possono essere un problema, nemmeno a livello linguistico perchè dai 3 ai 6 anni non si affrontano materie specifiche e non ci sono compiti scritti. Per lo più imparano a interagire, a giocare e a disegnare”.

Cristiano Cozzolino (ACLI)

Secondo il presidente delle Acli di Trieste Cristiano Cozzolino: “Ci sono poche e mirate situazioni di difficoltà in alcune scuole, ma non vanno affrontate con provvedimenti generici che colpiscono tutti gli istituti. È possibile che non esistano le norme per risolverle puntualmente ma non vorrei fosse un alibi. Se poi questo tetto del 30% si combina alla questione dei crocifissi obbligatori e del silenzio assenso rispetto all'ora di religione vediamo elementi di forte ideologia e anche di preoccupazione, perché sono metodi che abbiamo già visto nei libri di storia. Anche il dibattito sull'uso del grembiulino la dice lunga sul livello delle discussioni di questa amministrazione”.

Il video del sindaco

Il sindaco Dipiazza aveva in precedenza dichiarato che in alcune scuole è presente un 40% di bambini stranieri, e in altre poco più dell'1%, e ha diramato attraverso i social un video in cui proclamava la volontà di integrare i bimbi stranieri nel territorio con una miglior distribuzione degli stessi, permettendo così agli insegnanti di seguirli meglio.

La risposta 

Così ha commentato in merito la sindacalista Bressi: “Il problema non sussiste perché ci sono due sole scuole che vanno sopra la percentuale del 40%, parlando di piazza Garibaldi, ad esempio, sappiamo che è una zona con una forte presenza della comunità serba. Abbiamo anche problemi di servizi legati a uomini e donne che lavorano, e che avrebbero gravi problemi a trasferire i figli in una scuola più lontana. A questa età, inoltre, i bambini interagiscono naturalmente e le differenze linguistiche non si percepiscono. La lingua non è un problema per cui abbiano necessità di essere seguiti meglio”.

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