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Cronaca

La vita di Nino Benvenuti diventa un fumetto

150 persone venerdì scorso all'Irci di via Torino. Grimaldi: «La verità la puoi nascondere, però non cancellare»

L’esodo degli istriani, fiumani e dalmati, una sciagura che ha colpito 350mila connazionali che hanno dovuto abbandonare i loro beni, le loro case e la propria terra. Una parentesi storica di cui i cittadini della Venezia Giulia sono oggi al corrente soprattutto grazie ai racconti di vita vissuta dei propri avi; ma non è lo stesso in altre parti dello Stivale. Venerdì scorso pur non avendo potuto partecipare fisicamente, per motivi di salute, alla presentazione del libro “Il mio esodo dall’Istria”, Nino Benvenuti ha desiderato accogliere la folta platea intervenuta all’Irci di via Torino - 150 persone circa - con un videomessaggio. «L’idea di trasformare la mia storia di esule in un fumetto nasce per divulgare quelle drammatiche vicende che toccarono non solo la mia famiglia, ma tante altre persone innocenti che pagarono a caro prezzo, e con la vita, una sola colpa, quella di essere italiani».

L’ex oro olimpico di pugilato, nato a Isola nel 1938 ma triestino d’adozione, ha proseguito con chiari riferimenti alle nuove generazioni: «In questo fumetto sono un nonno che narra al nipote ciò che è realmente accaduto. [...] Il mio desiderio è raccontare quei fatti ai giovanissimi, perché sappiano e perché quella storia non venga dimenticata. Orrori, crimini, torture non hanno nazionalità, né religione, né colore politico». Il presidente dell’Irci, Franco Degrassi, ha ricordato anche con qualche aneddoto l’infanzia trascorsa con quel compagno di studi e di giochi: «Ogni tanto giocavamo a calcio assieme, e Nino tra l’altro era molto bravo. Rammento che si metteva in posa come per boxare».

Emanuele Merlino, che ha curato la postfazione del racconto, non era ancora venuto al mondo quando Benvenuti nel ‘67 al Madison Square Garden di New York, mentre in Italia era notte fonda, trionfò nell’epico match contro Emile Griffith. In base alle ricerche effettuate, ha raccontato un curioso episodio a riguardo: «La Rai decise di non trasmettere l’incontro in diretta televisiva per timore che la gente non andasse a lavorare all’indomani». Ultimo a prendere parola è stato l’autore Mauro Grimaldi, il quale ha precisato che «la verità la puoi nascondere, però non cancellare. È incomprensibile perché sia rimasta celata per cinquant’anni, ma per fortuna è riemersa».

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