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Cronaca

800 firme contro "l'annessione" di Gorizia a Trieste

La "rivolta"del Goriziano approda nelle stanze della Regione Friuli Venezia Giulia dopo che due consiglieri del comune di Cormons hanno fatto partire una petizione contro le ipotesi di riorganizzazione territoriale. "Non vogliamo essere periferia di nessuno"

No all'annessione del Goriziano a Trieste. Oltre 800 cittadini hanno firmato una petizione che è stata consegnata stamani a Trieste al presidente del Consiglio regionale Piero Mauro Zanin. La "rivolta" di Gorizia approda nelle stanze della Regione e ottiene il beneplacito del Partito Democratico e dei Cittadini. Presenti alla consegna della petizione infatti i consiglieri Diego Moretti,Tiziano Centis e Simona Liguori. "Questa - ha spiegato Edoardo Mauri insieme con Elena Gasparin, entrambi consiglieri comunali di Cormons - è una iniziativa partita dal basso, da un gruppo di persone che hanno a cuore il loro territorio e la loro identità. Non è contro qualcuno, ma a favore del Friuli Orientale, ed è stata immediatamente condivisa da tanta gente che si è subito mobilitata coinvolgendo le diverse comunità dell'Isontino". 

Il progetto di unire Gorizia e Trieste

"Facendo riferimento alle ipotesi avanzate - continua la nota - di riarticolare la Regione in tre aree vaste con organi istituzionali elettivi e, in particolare, di creare la nuova realtà politico-istituzionale "Venezia Giulia", che prevede di inglobare il territorio dell'ex provincia di Gorizia con Trieste (come si evince anche dal ddl di riforma sanitaria), i due sostenitori della petizione hanno ribadito che si tratterebbe di una scelta calata dall'alto, da respingere nettamente anche perché approfitterebbe della debolezza del Goriziano sia in termini numerici che di rappresentanza politica, con la conseguenza di relegare il Friuli orientale, già Friuli Austriaco, nel ruolo di mera periferia di Trieste, e ciò senza il consenso della popolazione interessata".

"Una violazione della Convenzione quadro per le minoranze"

"Una unificazione che se attuata, accanto alle conseguenze di natura sociale ed economica - si legge nella nota che accompagna la petizione - rappresenterebbe un grave vulnus per la popolazione dei 15 Comuni friulanofoni dell'ex provincia di Gorizia tutti aderenti all'Assemblea della Comunità linguistica Friulana. Tale assimilazione, inoltre, violerebbe la Convenzione quadro per la protezione delle minoranze nazionali del Consiglio d'Europa, ratificata dall'Italia con la legge nazionale n. 302/1997 e introdotta come principio anche dalla nostra stessa Regione Autonoma nella legge regionale n. 29/2007, che vieta una divisione amministrativa che, in presenza di minoranze, modifichi le proporzioni della popolazione".

La chiusura degli ospedali

"Il Goriziano nella costruzione della nostra Regione Autonoma ha avuto un ruolo importante mentre ora la sua debolezza politica - si legge ancora - favorisce decisioni calate dell'alto; inoltre il declino della nostra sanità è iniziato alcuni decenni fa circa, quando i primi ospedali ad essere chiusi furono proprio quelli di Cormons e di Grado, cui in tempi recenti si è aggiunta la chiusura del punto nascita di Gorizia".

Necessari investimenti strutturali e sul personale

"Non siamo disposti a essere mera periferia di un territorio più vasto - hanno aggiunto elencando i punti irrinunciabili -: vogliamo che i nostri cittadini possano usufruire di buoni servizi distrettuali; che i nostri ospedali spoke possano offrire servizi di qualità ai pazienti, senza obbligarli a spostarsi a Trieste per qualsiasi intervento; che si facciano investimenti strutturali e di personale sugli stessi e che ci sia continuità del progetto della sanità transfrontaliera a Gorizia grazie al Gect. Quanto agli Enti locali - conclude la nota - vogliamo preservare la nostra identità. Per questo vogliamo collaborare e dare il nostro contributo in termini di proposte e di progetti perché a nome dei cittadini che rappresentiamo non intendiamo subire le scelte fatte da altri, hanno concluso".

 

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