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Cronaca

Dall'altra parte del confine, parlano i titolari delle gostilne slovene: "Situazione disastrosa"

Meno lavoro, meno soldi, meno personale. Alcuni hanno deciso di aprire lo stesso, altri aspettano la riapertura dei confini. Ecco cosa sta succedendo in Slovenia

Con la chiusura dei confini i triestini hanno dovuto cambiare le loro abitudini, tra queste anche le gite fuori porta nelle famose gostilne slovene. Abbiamo contattato tre titolari per capire cosa succede dall'altra parte e quali sono state le conseguenze economiche. "Dal 14 marzo, quando abbiamo chiuso, non è che abbiamo incassato di meno, non abbiamo proprio incassato - ci ha raccontato il titolare di Flora -.  Abbiamo scelto di non aprire. Perchè farlo? Ora non avrebbe senso, i nostri clienti vengono per lo più dall'Italia. Nella zona di Kozina, Sezana e Koper non sono l'unico ad aver agito in questo modo. Aspettiamo con impazienza l'apertura dei confini".

Gravi danni anche per Na Burij: "Abbiamo aperto domenica ma possiamo già dire che c'è stato un calo dell'80% del profitto. I nostri principali clienti sono italiani. E' proprio un brutto periodo, anche per i nostri dipendenti: attualmente lavora un quinto del personale perchè non c'è lavoro". Il titolare di Na Burji ha anche altre gostilne vicino al confine, tra cui Porky's che, invece, è rimasto chiuso: "Abbiamo provato ad aprire sabato ma non c'era nessuno". Più positivo, invece, è il titolare della Gostilna Mahnic: "Abbiamo aperto sabato. Certo, c'è meno lavoro, ma clienti ne abbiamo e lavoriamo per fortuna. Ad ogni modo non è facile e speriamo che i confini possano riaprire al più presto. Sabato dovrebbero esserci novità: non ci resta che aspettare".

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