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Cronaca Isontino

L'ombra delle ecomafie in Fvg: sei arresti per "traffico" di rifiuti

Un'operazione che ha coinvolto Carabinieri e Guardia di finanza. Gli indagati sono stati arrestati tra Gorizia, Napoli e Belluno. Gli indagati avrebbero smaltito illecitamente quasi 5mila tonnellate di rifiuti speciali

Sei arresti per traffico illecito internazionale di rifiuti nelle provincie di Gorizia, Napoli e Belluno: è il risultato di un'attività investigativa della Guardia di Finanza e dei Carabinieri. Gli indagati avrebbero smaltito illecitamente circa 4500 tonnellate di rifiuti speciali. Dalle prime ore dell’alba i militari stanno eseguendo, in alcune località nelle provincie di Gorizia, Napoli e Belluno, sei misure di custodia cautelare disposte dal Gip di Trieste, su richiesta dal Dottor Antonio Miggiani della Direzione Distrettuale Antimafia di Trieste. Il Gip ha inoltre ricollegato la vicenda al diffuso fenomeno delle eco-mafie, sottolineando la probabilità della presenza della criminalità organizzata per le affinità con dinamiche criminali tipiche dell’area napoletana.

Le indagini

Le indagini sono iniziate con il sequestro di un capannone industriale stracolmo di rifiuti da parte dell’Arma di Gorizia e sono state condotte dai Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale del capoluogo isontino, insieme al Ros ed ai Finanzieri del Gico di Trieste e dello Scico di Roma, che hanno confermato l'ipotesi investigativa. Gli indagati sono G. D. di 48 anni, P. P. di 39, R. D. 51enne, A. D. 44enne, F. C. e C. P., entrambi di 56enni, e avrebbero smaltito illecitamente circa 4.500 tonnellate di rifiuti speciali, costituiti da “balle reggiate”, di un metro cubo l’una, di rifiuti plastici provenienti da un impianto di recupero di una società del bellunese e da un’area abbandonata sita a Borovnica in Slovenia, abbandonandoli all’interno di un capannone industriale a Mossa, in provincia di Gorizia. Il capannone apparteneva a due società con sede in Napoli e di Gorizia, adattato con un varco d’accesso laterale che permetteva di scaricare abusivamente al riparo da sguardi indiscreti.

Il trasporto a Mossa veniva effettuato con dei camion messi a disposizione da alcune compiacenti aziende di trasporto slovene. L’attività investigativa è stata condotta anche con l’ausilio di un drone, che ha consentito di monitorare numerosi scarichi di rifiuti da parte degli indagati, per lo più nelle prime ore dell’alba e che avvenivano da un ingresso del capannone ri riparato e nascosto da una folta vegetazione.

Il sequestro

Sequestrati preventivamente anche i beni ndegli indagati, per un valore pari a circa un milione di euro, profitto del reato, ossia il danno ambientale al Comune di Mossa con l’abbandono dei rifiuti. Nel corso delle indagini gli investigatori hanno documentato inoltre che gli indagati, una volta sequestrato il capannone di Mossa (GO), cercavano siti alternativi in regione per continuare l'attività. Sono in corso numerose perquisizioni in Friuli Venezia Giulia, Veneto e Campania, per recuperare la documentazione necessaria a ricostruire l’esatta provenienza dei rifiuti e le tappe intermedie toccate dagli automezzi prima di giungere al sito di destinazione finale. 

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