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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Dal Friuli Venezia Giulia alla Calabria: la migrazione degli ibis del centro di ricerca di Fagagna

L'ibis eremtita è oggetto di alcuni progetti di studio e di reintroduzione a livello europeo che puntano a costituire nuove colonie in natura dove la specie si è estinta

Una parte degli ibis eremita ospitati presso il centro di ricerca e di reintroduzione dell’Oasi dei Quadris, gestita dal Comune di Fagagna, dall'Associazione Amici dell'Oasi e dall'Università di Udine, ha abbandonato a settembre il sito friulano per muoversi a sud, giungendo fino in Calabria, in Campania ed in Sicilia. Questo processo rappresenta un grosso successo anche se ecologicamente molto costoso del progetto avviato a Fagagna.
La specie è infatti oggetto di alcuni progetti di studio e di reintroduzione a livello europeo che mirano a costituire nuove colonie in natura dove la specie si è estinta e far sì che la specie rifaccia gli antichi processi migratori che la conducevano fino in Africa e nella penisola arabica.
Purtroppo questa migrazione, che ha interessato un gruppo di oltre una ventina di giovani nati nell’anno tra cui anche alcuni individui "imprintati" è stata segnata dalla morte per folgorazione di due individui (uno morto sul colpo e l’altro deceduto presso il Centro Recupero Animali Selvatici (CRAS) di Catanzaro) e dal ferimento di altri due (uno dei quali colpito all’ala con arma da fuoco) che, come ci comunica il Prof. Alessandro Fioretti, ora si trovano al Cras di Napoli affidati alle cure del Dr. Luigi De Luca.

Gli ibis dell’Oasi dei Quadris giunti in Calabria sono una quindicina.
Altri tre sono stati avvistati e filmati dai birdwatchers siciliani ad Alicudi , l'isola appartenente all'arcipelago delle Eolie, ed è possibile che anche loro facciano parte di questo gruppo. In questo caso non vi è la certezza perché le immagini non mostrano chiaramente gli anelli identificativi alle zampe dei volatili, che nel caso dei giovani ibis di Fagagna consistono in un anello nero grande con un numero bianco su una zampa ed un anellino di metallo abbinato ad una spirale di plastica di colore verde o blu sull’altra zampa.
In questo momento i volontari dell'Oasi con il supporto dei veterinari dell'Università di Udine e degli ispettori della Stazione Forestale di Coseano (UD) sono in contatto con le suddette associazioni ed università locali e con Pierpaolo Storino e Domenico Bevacqua della Stazione Ornitologica Calabrese (StOrCal) per seguire il destino di questi individui e, per i due che sono stati recuperati feriti , effettuare il loro trasferimento in Friuli.

L’ibis eremita in natura è presente allo stato naturale in Marocco e presso altri siti, dove dipende parzialmente dall'uomo, quali Turchia, Austria, Spagna e Italia. Probabilmente questa specie , che frequenta zone aperte e nidifica su pareti rocciose, era un tempo, fino al diciassettesimo secolo diffusa in molti paesi europei per poi velocemente estinguersi in tutte le aree europee e sopravvivendo solo in alcuni siti nel Nord Africa e nel Medio Oriente. Gli individui delle zone a nord ma anche le popolazioni siriane migravano verso alcune zone dell'Africa e della penisola arabica.
L'estinzione dell’ibis eremita in Europa e la sua assenza in natura ha di fatto interrotto il processo, anche in parte culturale, che prevedeva la migrazione anno dopo anno.
L'associazione Amici dell'Oasi, il Comune di Fagagna, l'Università di Udine e l'Istituto Konrad Lorenz di Grünau (Austria) sono impegnati in un programma di ricerca e di divulgazione su questa ed altre specie tra le quali la cicogna bianca, che mira a ristabilire delle colonie naturali e seminaturali, studiarne comportamenti e caratteristiche e divulgarne il loro valore ecologico e culturale. Questi programmi di ricerca e collaborazione nei prossimi anni interesseranno anche alcuni paesi del Medio Oriente e del Magreb.

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