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Cronaca

Sicurezza a Melara, Silp Cgil: «Una comunità poco sicura (di sé)»

Sono stati somministrati dei questionari ad un campione significativo di residenti, avente lo scopo di comprendere quali fossero i fattori che principalmente rappresentano segnali di percezione di insicurezza e disagio sociale che alimenta la confusione tra fatti realmente pericolosi e/o solo "disturbanti"

«Prendere decisioni implica assumersi responsabilità, talora scomode. Si comprende quindi come, di fronte a casi appena più complessi di un “borseggio”, si preferisca delegare ad altri. Parte così lo «scarica barile» della sicurezza. Questo iter porta ad una frammentazione del ragionamento criminologico, o peggio, ad un’analisi solo strumentale, priva di ragionamento e fatta da “burocrati in divisa” che nulla possono sapere -o fanno finta di farlo- della specificità dei singoli disagi provati e subiti dalla gente comune, provocando l’adozione di politiche di sicurezza mancanti di un’efficace pianificazione strategica, che qui a Trieste, ha provocato il progressivo svuotamento degli organici dai Commissariati di Opicina e Rozzol-Melara, giustificato da una “riorganizzazione delle funzioni con il Commissariato di San Sabba che avrebbe dovuto aggiungere altri uomini in divisa in strada”, operazione finalizzata a “offrire una maggiore presenza delle Volanti nella zona di competenza dei Commissariati di Rozzol e San Sabba (diventato arbitrariamente Commissariato Polo) proprio per rispondere con maggiore efficacia alla richiesta di sicurezza proveniente dai cittadini”. Unico “risultato” raggiunto? L’impoverimento dei presidi territoriali sull’Altipiano triestino e la presenza di “un poliziotto in scatola” a presidio della Caserma di San Sabba» ha dichiarato il Silp Cgil di Trieste in un comunicato.

«Con questa (dis)“organizzazione”- continua nel comunicato- secondo il Questore di allora, si sarebbe garantita ai cittadini la continua presenza di personale in divisa nelle zone considerate più critiche come il comprensorio di Rozzol-Melara e il rione di S. Giovanni, dove oggi i poliziotti in divisa sono poco presenti proprio per la diminuita disponibilità dell’organico. I fatti dimostrano in realtà, come il rappresentante di un’Istituzione quale la Polizia di Stato, sia riuscito a prendere in giro gli abitanti di quelle zone della città, seguiti a ruota da quelli di Opicina, il cui Commissariato ha subito la stessa sorte di quello di Rozzol-Melara. Non parliamo poi della “numericamente inconsistente” presenza di operatori delle Forze dell’Ordine all’interno dei due presidi ospedalieri di Trieste».

«Non è sicuramente attraverso le “operazioni spot” organizzate con la partecipazione del personale del Reparto Prevenzione Crimine di Padova, che si possono dare risposte efficaci sul medio/lungo termine. Non è sicuramente questo il modo migliore per esprimere il concetto di “Polizia di prossimità”, il cui intento dovrebbe essere quello di far avvicinare efficacemente la Polizia alla Comunità di riferimento, senza bisogno, magari, di dover costringere le auto di pattuglia ad andare in giro con le luci blu della barra di segnalazione accese (già bastano i tanti gruppi -purtroppo- esistenti su WhatsApp che segnalano la presenza delle Forze dell’Ordine sul territorio, vanificandone spesso l’azione preventiva-repressiva)».

Il 22 marzo scorso, il Silp Cgil di Trieste assieme ad Habitat-Microarea Melara e Cooperativa la Quercia, ha presentato all’assessore alle Politiche Sociali del Comune di Trieste Grilli e al Direttore di ATER Ius, i risultati di una “ricerca” effettuata tra gli abitanti del comprensorio ATER di Melara, svolta con il supporto del Comitato di Quartiere e dello SPI CGIL, e realizzata attraverso la somministrazione di questionari ad un campione significativo di residenti, avente lo scopo di comprendere quali fossero i fattori che principalmente rappresentano segnali di percezione di insicurezza e disagio sociale tra quelle persone, troppo spesso surrettiziamente e strumentalmente enfatizzati da una parte della classe politica locale e nazionale, troppo avvezza ai facili populismi, che alimenta la confusione tra fatti realmente pericolosi e/o solo “disturbanti”.

Melara è risultata essere, in estrema sintesi, “una comunità meno sicura (di sé), che auspica uno sviluppo della vita sociale, alla pulizia del quartiere e desidera un qualificato presidio del territorio, attraverso una Rete di servizi (tra i quali le Forze dell’Ordine) e attori conosciuti, auspicando anche l’adozione di sistemi di video-sorveglianza”, che però, al di là di un mero fattore di deterrenza, non sempre rappresentano la soluzione dei problemi. I “reati” più diffusi: atti vandalici e danneggiamenti, specie in orari serali e notturni.

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