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Cronaca

Io Tifo Sveva, la testimonianza della mamma: "Trieste ci ha adottati"

Con l'associazione dedicata alla figlia, che ha lo scopo di aiutare i bambini oncologici del Burlo, Marta e Paolo vogliono "restituire alla città tutto l'affetto ricevuto". La commovente testimonianza di due persone che hanno saputo affrontare un grave lutto compiendo un atto d'amore

“Trieste ci ha adottati, ci ha abbracciati, ovunque abbiamo trovato scritte con il nome di Sveva, e la nostra storia non è mai stata strumentalizzata, cosa che temevamo fortemente. Questa associazione è un modo di restituire tutto questo alla città stessa”. Questa è la testimonianza Marta Bassi e Paolo Piattelli, i genitori di Sveva, la piccola cestista scomparsa dopo una lunga malattia, una battaglia sostenuta sui social e nel mondo dello sport, anche su scala nazionale. Ora Io Tifo Sveva è diventata un'associazione benefica che si occuperà del benessere emotivo dei piccoli pazienti oncologici del Burlo.

“Una storia a tratti dolorosa ma con tanti aspetti positivi – ha spiegato Marta, neopresidente dell'associazione -, che noi abbiamo voluto utilizzare per questo progetto. Sveva ha avuto molta forza nell'affrontare questo duro percorso. Abbiamo sempre cercato di farglielo vivere come un gioco, tanto che a volte lei non capiva perché gli altri bambini in ospedale piangessero, perché per lei la situazione rappresentava un piccolo ostacolo per crescere”. 
 

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La famiglia, che comprende anche i fratelli di Sveva (la sorellina di due anni e il fratello quindicenne), ha sempre supportato questo modo di vedere le cose, portando il gioco, l 'allegria e la positività, pur rispettando tutti i limiti di sicurezza imposti dalla situazione. “Ci sono dei grossi limiti sociali – spiega ancora la signora Bassi - ma noi abbiamo sempre voluto dare alla bambina delle alternative a tutti i “no” che le venivano imposti, e tutto nell'assoluto rispetto delle direttive di medici”. 

Grande il sostegno del mondo sportivo, poi diventato nazionale a livello cestistico, un sostegno importantissimo per i coniugi Piattelli e per la loro piccola “l'amore della gente rende tutto un po'più facile e il bambino si sente “speciale”, “famoso” e coccolato. Sveva ha infatti ricevuto regali, messaggi e autografi da sportivi e persone del mondo dello spettacolo. Quando il nostro percorso è finito abbiamo capito che questo modo di viverlo se lo meritavano anche gli altri bambini, quindi abbiamo ripreso in mano i contatti e riattivato questa catena di solidarietà. Tutti si sono dichiarati disponibili. Nel male abbiamo scoperto un mondo meraviglioso”. 

Scopo dell'associazione sarà infatti anche quello di regalare un sorriso ai piccoli pazienti del reparto di oncoematologia tramite, ad esempio, un videomessaggio del cantante preferito o la maglietta del giocatore più amato. Episodi solo in apparenza marginali nel travagliato percorso di queste famiglie: “ll sorriso del bambino è linfa vitale per tutta la famiglia – assicurano Marta e Paolo - possiamo dirlo perché l'abbiamo provato”.

“Il triestino è spesso esterofilo – ha poi spiegato papà Paolo - ma posso assicurare che qui in Friuli Venezia Giulia abbiamo le eccellenze nazionali del Burlo e del CRO di Aviano, che hanno fatto il possibile e l'impossibile per Sveva. Grazie alla sanità pubblica e a questi professionisti è stato possibile avere delle cure che non ci saremmo mai potuti permettere. L'associazione avrà anche lo scopo di far conoscere questo grande reparto e di sensibilizzare la città a sostenerlo”

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In conclusione, nella conferenza stampa di presentazione di Io Tifo Sveva (il “debutto” rivolto alla cittadinanza sarà sabato 22 alle 11:30 all'Allianz Dome), Marta ha provato a spiegare il tutto con una similitudine: “Un'esperienza del genere è paragonabile a quella di un pantofolaio che viene chiamato a correre una maratona. Senza preparazione, senza pause e senza punti di ristoro. Quel punto di ristoro vogliamo essere noi, insieme alla psicologa del Burlo e ad altre associazioni”.
Tra queste, l'Associazione Donatori di Sangue “Sveva riceveva una donazione ogni 3 giorni, anche ogni giorno nelle fasi più acute, e così per oltre un anno. Tutto per merito del  loro straordinario lavoro. Anche grazie a loro  la maggior parte dei bimbi guarisce da queste patologie”.

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