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Cronaca

Don Ciotti a Trieste: "Il problema è la mafia, non i migranti"

Il fondatore di Libera è intervenuto all'apertura della tre giorni che si tiene a Trieste oggi, domani e domenica 3 febbraio. "Dobbiamo essere più coraggiosi, dobbiamo stare lontani dal chiacchiericcio". Il ricordo commosso della nipote di Eddie Cosina

Era il 1994 e Libera si riuniva per la prima volta in forma pubblica proprio a Trieste. Oggi, dopo 25 anni, si sono aperti nell’aula magna dell’Università di piazzale Europa i suoi Stati Generali. L’associazione fondata da don Luigi Ciotti rimarrà a Trieste fino a domenica 3 febbraio, giorno in cui si concluderà la tre giorni dedicata all’infiltrazione della criminalità organizzata a nordest.

"Perché parliamo di mafia da 150 anni?"

All’avvio dei lavori erano presenti le massime cariche istituzionali, giudiziarie e militari della regione. Don Luigi Ciotti ha iniziato il suo intervento con una domanda: “Come mai in oltre 150 anni parliamo di mafia? Nonostante la grande riconoscenza per quanti sono fortemente impegnati, per quanti hanno speso e sacrificato la loro vita, il nostro primo dovere deve essere quello di sostenere le cose positive che vengono fatte”.

"Siamo piccoli"

“Abbiamo un debito di riconoscenza con chi è stato assassinato, con chi non c’è più e con chi è rimasto solo. Già allora eravamo arrivati a Trieste per Eddie Walter Cosina e oggi torniamo qui perché tutti quei nomi non devono rimanere sulle nostre bocche. Dobbiamo sentirli con il cuore, altrimenti alimentiamo la retorica della memoria”. “Siamo qui per riflettere e per porci dei dubbi. La maggior parte degli italiani si è fermata alla strage di Capaci. Siamo tutti piccoli, mi preoccupo quando incontro qualcuno che dice di saper tutto”.

"Dobbiamo essere più coraggiosi"

“Il problema dell’Italia di oggi non sono i migranti, ma sono i mafiosi. Dobbiamo pensare che un cambiamento sia possibile”. “Noi dobbiamo impegnarci affinché la memoria non resti nelle celebrazioni. La memoria ci sfida tutti all’impegno. Dobbiamo essere più veri e più coraggiosi. Non è possibile scegliere la neutralità”. “Ci servono azioni chiare e parole autentiche. Dobbiamo scambiarci il sapere, per riuscire a fare la nostra parte. La vita, oggi, ci chiede di osare di più. Non abbiamo bisogno del chiacchiericcio, dei mormoranti, di quelli che stanno sempre zitti e poi fanno il verso alle persone, che spettegolano”.

Le parole dell'Università 

Il rettore Maurizio Fermeglia, “padrone” di casa, ha affermato che “l’università – ha affermato Fermeglia – deve essere un ascensore sociale, vale a dire assolvere alla sua funzione più importante. Ci siamo dimenticati di questo ruolo: quando sento parlare di no vax, di antiscienza, di terrapiattismo, o ancora, sentire l’affermazione “l’inutilità della scienza”, allora mi chiedo come potranno fare i nostri figli a raggiungere determinate posizioni di rilievo nella nostra società?”. “Ciò che mi preoccupa di più – ha concluso il Rettore – è la negazione della Storia. Quindi ben venga un’associazione che ci ricorda la Storia, quello che è successo e non deve succedere più”.

"Riflettere e prendere coscienza"

Roberto Dipiazza ha poi detto che “il senso dello Stato dovremmo portarlo in tutto il paese. Dobbiamo essere d’esempio per i giovani nel combattere le mafie”. Anche il prefetto Annapaola Porzio ha ricordato come “è esattamente qui che si avvertono iniziative imprenditoriali che faranno girare tanti soldi e, quindi, deve essere questo il posto dove riflettere profondamente e prendere coscienza di un fenomeno diffuso”. Secondo la Porzio “se nel Meridione la consapevolezza è profonda, temo che non sia altrettanto importante in aree che godono di un benessere diffuso e di un alto grado di civiltà”. “Il problema è l’area grigia, è lì che si coltiva la possibilità di far arrivare il malaffare”.

Aumentati i fascicoli per il 416 bis

Il Procuratore Capo di Trieste Carlo Mastelloni ha descritto lo stato della giustizia in Friuli-Venezia Giulia. “La nostra regione è appetibile dal punto di vista turistico, degli investimenti in località come Grado, Lignano, Tarvisio e Sappada. Gli ‘ndranghetisti e i mafiosi spediscono e dislocano gli associati in terre non controllate, a consolidare i loro interessi”. “In quattro anni sono stati aperti 18 fascicoli per il 416bis finalizzati all’estorsione. Prima del 2014 erano 2”.

Il ricordo di Eddie Cosina

Commosso il ricordo di Silvia Stener, nipote di Eddie Walter Cosina. “Ringrazio don Ciotti, colui che dopo la morte di mio zio mi ha ridato la vita. Il dolore è quotidiano, impari a conviverci e non svanirà fino a che non ci verrà restituita la verità”. Sabato 2 febbraio dalle 9.30 alle 17.30 in diversi punti della città sono previsti gruppi di lavoro organizzati da Libera. Domenica 3 febbraio invece si terrà la sessione plenaria di chiusura, al Teatro Miela con inizio alle ore 9.30. Sarà proprio don Luigi Ciotti a chiudere la tre giorni.

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