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Cronaca

Polizia: il congedo del questore Isabella Fusiello

"Lascio la città con il cuore in mano". Il questore fa il punto su un anno di mandato e mette in guardia la città dall'ombra del crimine organizzato e dalla violenza domestica. Soddisfazione per il lavoro contro l'immigrazione irregolare sulla "rotta balcanica"

Il questore di Trieste Isabella Fusiello si congeda dall'incarico dopo poco più di 13 mesi, prenderà servizio a Roma alla segreteria del dipartimento di Pubblica Sicurezza a fianco del vice direttore generale, il Prefetto Luigi Savina. Il 14 gennaio le subentrerà Giuseppe Petronzi, originario della provincia di Benevento, questore uscente di Vicenza ed esperto in antiterrorismo e movimenti antagonisti.

La dottoressa Fusiello ha salutato Trieste come “Una città di cui mi sono innamorata, che lascio con il cuore in mano e in cui ritornerò da turista. Ho trovato cittadini collaborativi, "sensori del territorio" che si impegnano a mantenere uno standard di sicurezza costante, se non più elevato”.

Un anno di mandato

“Il 2018 – ha dichiarato il questore – è stato interessante ed effervescente e ha portato Trieste alla ribalta nazionale per due eventi: l'immigrazione irregolare sulla "Rotta Balcanica" (ora abbastanza monitorata e contenuta) e la manifestazione nazionale di Casapound, che ha creato non poche preoccupazioni, e grazie all'aiuto degli stessi cittadini non ha causato disordini”.

Particolare orgoglio è stato manifestato da Fusiello per “aver avvicinato la Polizia di stato alle zone periferiche. C'è stato anche un maggior controllo nei pubblici locali, e in alcuni casi la sospensione della licenza a tutela degli avventori e degli esercenti stessi”. Particolare attenzione, durante il mandato del questore, è stata data alla videosorveglianza. È stato infatti istituito un gruppo di lavoro con Carabinieri e Guardia di Finanza, che si riunisce periodicamente per stabilire in quali zone della città andrebbero implementate le telecamere.

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Crimine organizzato e violenza domestica

Per quanto riguarda i principali rischi del territorio, Fusiello sostiene che “Trieste deve essere attenzionata anche per le infiltrazioni della criminalità organizzata. Ormai sappiamo che il crimine organizzato si è spostato molto a Nord, dove c'è benessere e ricchezza”.

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Parole di allarme sono state pronunciate anche per i fenomeni di violenza all'interno delle famiglie: “Anche se i media si concentrano spesso sui furti, la maggior parte delle richieste di aiuto che arrivano alla Questura sono originate da conflitti familiari, situazioni tali da destare grande preoccupazione. L'attenzione non dev'essere solo rivolta alla donna perché spesso la legge la costringe a lasciare la casa con i figli. Non sempre la donna è propensa a cambiamenti radicali e il problema deve essere spostato su chi usa violenza per imporsi. Nei confronti di questa persona ci vuole attenzione per evitare che questi fatti si ripetano, è lui che dev'essere allontanato e seguito, perché spesso non ha la consapevolezza dei propri comportamenti”.

Alcune rassicurazioni

Rassicurazioni sono arrivate dal questore Fusiello sullo stato degli organici: “Le persone che abbiamo sono sufficienti. Molti operatori impiegati negli uffici ci hanno chiesto di essere presenti sul territorio e molti altri sono stati recuperati dalla vigilanza negli stadi, che è stata diminuita grazie a un proficuo dialogo con la tifoseria. Con i tifosi c'è stata reciproca comprensione, finora hanno mantenuto un comportamento virtuoso”.

Dati rassicuranti sono stati comunicati anche sui furti in appartamento, che “Non sono aumentati rispetto all'anno scorso, ma spesso i media fanno passare gli arresti in secondo piano rispetto ai crimini commessi, il che dà ai cittadini un'impressione falsata di impunità”.

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Spaccio di droga

Una riflessione anche sullo spaccio di stupefacenti che, dichiara Isabella Fusiello “non è sempre un problema della Polizia, perché l'uso di sostanze stupefacenti è un problema sociale che deriva da un disagio pregresso e talvolta collegato all'ambiente familiare. Anche altri enti devono occuparsene e la sanzione penale non sempre è una soluzione”.

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