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Cronaca

Ponte Curto imbrattato, Casa delle Culture «Siamo stati noi»

La nota della Casa delle Culture «Volevamo incollarne un po' sul marciapiede davanti alla lega. Ci vergogniamo del silenzio pubblico di fronte al razzismo esplicito della Lega e di altri»

«Sì, abbiamo attaccato un po’ di manifesti su qualche muro in centro città (sempre meno che tutte le pubblicità insulse che ci sono su tutti i muri, comunque)». Sono queste le parole d'esordio del comunicato scritto dai componenti della Casa delle Culture in riferimento all''episodio avvenuto sul Ponte Curto (qui l'articolo)
«Sì, ne abbiamo attaccati un po’ anche sul ponte curto - continua la nota -  (sempre meno delle crudeltà che sono state dette su di lui, ai tempi).
Sì, volevamo incollarne un po’ sul marciapiede davanti alla lega (sempre meno delle cacche di cane, comunque).
Sì, la polizia ce l’ha impedito con violenza e le nostre teste hanno colpito i loro manganelli e per distrazione non abbiamo tolto dalla traiettoria delle loro ginocchia i carrelli della spesa su cui c’erano i volantini
Questo forse fa di noi degli Attila, A come atrocità, doppia t come terremoto e traccedia eccetera. Sicuramente raccontare altro rende chi lo fa ridicolo».

La nota continua affermando che «Però non siamo noi i ridicoli, né gli Attila. Perché dire la verità sul razzismo è importante, dopo tutti gli orrori della storia di fronte a un partito che si allea con casa pound.
Perché ci vergogniamo del silenzio pubblico di fronte al razzismo esplicito della Lega e di altri. Usiamo i mezzi che possiamo, anche se a volte sono sicuramente poco eleganti. Se qualcuno può far meglio, ne siamo contenti. Il Sindaco potrebbe fare una campagna pubblica, il piccolo pubblicare degli approfondimenti».
I componenti della Casa delle Culture sottolineano che «In mancanza di questo, davvero è più indecente qualche volantino che con acqua e vetril viene via?
Tanto da non sentire la necessità di parlare del contenuto di quei volantini, come se fosse indifferente?
Parlare di degrado in una città con 600 alloggi pubblici abbandonati, uno sfratto ogni due giorni, una ferriera che insiste sui nostri polmoni, scuole che cadono a pezzi, centinaia di luoghi abbandonati, è cosa che va fatta con dignità, e dire che qualche volantino sui muri è degrado non è dignitoso».


Il comunicato si conclude spiegando che «La verità vera è che il 20% più ricco di questo paese possiede il 50% della ricchezza e noi viviamo nella crisi di tutti i giorni esattamente come i migranti e la colpa non è né nostra né loro, e ci siamo stufati di esere pagati 3 euro all’ora, di essere trattati come schiavi e di non avere un futuro più lungo di qualche settimana, indipendentemente dal colore della nostra pelle. E non accettiamo che qualcuno ci racconti balle.Continuate pure a dire che i barbari siamo noi, ma i veri Attila siete voi.

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