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Cronaca

Raccolta fondi Mamadou, Tuiach contro Casa delle Culture: «Utilizzati per acquistare droga»

La replica a stretto giro: «L'onnisciente Fabio Tuiach conosce tutta la storia. E figurati, gliel'avrà raccontata la Madonna di Campiglio in qualche Visione, o forse tra un K.O. e l'altro»

Continuano a volare colpi bassi tra il consigliere comunale della Lega Nord Fabio Tuiach e la Casa delle Culture. Questa volta l'oggetto del contendere è la raccolta fondi, realizzata dalla Casa delle Culture e della palestra sociale annessa in ricordo di Mamadou, il ragazzo morto a seguito di un incidente in bicicletta, molto attivo nel sociale, in special modo nella palestra dove insegnava pugilato ai ragazzi.

A commento di un post pubblicato sulla pagina fan di Tuiach, l'amministratore ha affermato che:  «Conosco tutta la storia ma ci poteva restare solo chi si drogava. Hanno fatto anche cose buone come una raccolta di soldi per il povero Mamadou quando è morto. Peccato che i soldi alla fine sono spariti e utilizzati per prendere altra droga! Parlo con molta gente e da genitore sono convinto quel posto deve essere chiuso».

A stretto giro la risposta della palestra popolare Mamadou Sy, che si trova all'interno della Casa della Culture: «L’onnisciente Fabio Tuiach conosce tutta la storia. E figurati, gliel’avrà raccontata la Madonna di Campiglio in qualche Visione, o forse tra un K.O. e l’altro. Ce lo aspettavamo del risentimento da parte di colui che ha preferito scappare dalla palestra nella quale si allenava perché è incapace di condividere spazi, fatica e sudore con persone diverse. Così come è ovvio che le persone che sproloquiano sui migranti e si fanno i selfie con Salvini non riescano a concepire un’idea di sport come momento di pura passione, integrazione, accessibile a tutti».

«Invece di costruire questo tipo di sport e di realtà è molto più facile arrivare alla propria poltroncina in consiglio comunale a colpi di spugnette a barcola ed invettive contro le zecche dei centri sociali, senza nessun altro contenuto o programma politico. Facile, quanto vecchio e polveroso. Invece scrivere falsità tirando in ballo chi è morto è davvero oltre il limite persino per un fascioleghista.
 Ma soprattutto lo è ancor di più per chi si ritiene un “campione” dello sport. Perché non basta salire su un ring per definirsi un campione, non basta neanche vincere un titolo, è una questione di cuore, palle e testa ma questo, caro Fabio, probabilmente non l’hai ancora capito». 

«Ci chiediamo cosa penserebbero Tuiach e la sua accolita di rancorosi del “povero Mamadou” se fosse vivo. Migrante, che ha scelto di mettere le sue competenze e la sua passione per lo sport a disposizione di tutti, in un progetto di palestra popolare antifascista ed antirazzista, con l’obiettivo di rendere lo sport accessibile a tutti.  Scriviamo ciò solamente per difendere la verità e la memoria di Mamadou, un campione vero, e qui vorremmo poter chiudere il discorso perché a noi francamente non piace far politica passando sopra ai morti e ci piace ancora meno chi si permette di farlo».

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