Riaprono i mosaici della chiesa di via Madonna del Mare, la più antica di Trieste
Dopo gli importanti lavori di restauro e di conservazione della struttura, uno dei luoghi più affascinanti della città sarà finalmente visitabile. La scoperta di Domenico Rossetti nel 1825 dei pavimenti fu accompagnata appena negli anni sessanta da un imponente lavoro di restauro
I mosaici della basilica paleocristiana di via Madonna del Mare saranno nuovamente accessibili per il pubblico. Dopo i lavori di conservazione e manutenzione della pavimentazione e della struttura in generale, la Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio del Friuli Venezia Giulia ha deciso la sua riapertura e stabiliti anche nuovi orari di visita.
Come fare per visitarla
Da questo fine settimana infatti uno dei luoghi più affascinanti di Trieste potrà essere visitato dai triestini e dai turisti ogni domenica dalle 10 alle 12. La Soprintendenza fa sapere che il sabato saranno aperte anche le aree archeologiche dell’Antiquarium di via Donota con orario 10-12 e l’Antiquarium di via del Seminario sempre con gli stessi orari di apertura e chiusura.
La storia della chiesa di via Madonna del Mare
Trieste è luogo di chiese e tra le più antiche vi è quella dedicata alla Madonna del Mare, di cui oggi rimangono solamente gli splendidi mosaici, nascosti all’interno di un vano protetto da una porticina, sita nella via che prende il nome dalla chiesa.
I suoi mosaici oggi vivono tranquillamente a fianco di una scuola. Sono nascosti e quindi per trovarli bisogna aguzzare la vista e l’orientamento. A qualche metro di profondità la vista si apre ad uno dei più importanti siti archeologici triestini, vale a dire i mosaici della basilica paleocristiana di Trieste, all’epoca ancora Tergeste romana.
Lo sviluppo del cristianesimo
Come buona parte dell’impero di Roma, anche questa città vide lo sviluppo della cristianità e, di conseguenza, della repressione almeno fino a Costantino, l’imperatore che si resa garante della libertà di culto per i cristiani. Questi primi cristiani a Trieste sono, con molta probabilità, “responsabili” dei mosaici che furono scoperti per la prima volta da Domenico Rossetti nel 1825; fu egli stesso a decidere di “conservarli” grazie ad un tombino lasciato lì come segno da dove iniziare degli scavi futuri. Fu solamente nel 1963 però che il tutto venne riportato alla luce, grazie al lavoro di Gabriella Pross Gabrielli, alla consulenza del professor Giuseppe Cuscito e al restauro del maestro mosaicista Giuseppe Sambuco nel 1975.
Il reportage all'interno delle chiese triestine
La Santa Ecclesia Tergestina
La pavimentazione – l’unica parte rimasta dell’antica basilica, viste le numerose demolizioni che la stessa subì nel corso dei secoli – vede la presenza di motivi già conosciuti ad Aqulieia e Orsera. Sono evidenti alcune inscrizioni, tra le quali quella più importante risulta essere la Santa Ecclesia Tergestina, che, secondo alcuni storici, attesterebbe la nascita della prima chiesa triestina. Probabilmente, una buona dose di mistero accompagna questo luogo, oggi visitabile, ma rimasto sepolto per moltissimi secoli, sotto due metri di terra, a pochi centimetri dal mare.
Un'occasione unica
Oggi i triestini conoscono questo toponimo più per la via che per la secolare presenza dei mosaici. I nuovi orari di apertura al pubblico sono certamente un'occasione per poterla visitare e far sì che parte della storia di Trieste non venga dimenticata.