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Cronaca

Il cattolico-mariano Porro scrive alla cristiana Meloni: "Chiese aperte per Pasqua"

Fratelli d’Italia vuole le chiese aperte per Pasqua e a Trieste lo fa per mano del suo capogruppo in Consiglio comunale Salvatore Porro che indirizza una lettera alla leader del partito sovranista. Il nodo per i fedeli

Fratelli d’Italia vuole le chiese aperte per Pasqua e a Trieste lo fa per mano del suo capogruppo in Consiglio comunale Salvatore Porro. La richiesta del partito sovranista guidato da Giorgia Meloni – alla quale Porro ha voluto indirizzare una lettera - emerge anche in questo contesto che potremmo definire post-cavouriano, vale a dire quello che ha come protagonista assoluta la Chiesa, il suo “gregge”, le conseguenti posizioni politiche e il ruolo della legge dello Stato. 

Un'atmosfera paranormale

In un quadro in cui anche il cardinale Ravasi – non di certo un ecclesiastico allineato a posizioni conservatrici – si è interrogato sul particolare momento, twittando “Dio perché mi hai abbandonato?”, l’atmosfera che regna all’interno del mondo cattolico non può essere definita normale e lascia spazio all’interpretazione delle regole da parte dei suoi stessi fedeli. Il punto centrale, per i cattolici, è la legge dello Stato che, in piena emergenza da COVID-19, complica la questione della messa e la stessa possibilità di recarsi a pregare all’interno delle chiese. Una criticità non da poco, se si conta il fatto che se da un lato San Pietro è sovrano ed indipendente, la sua presa sugli elettori italiani, seppure in una crisi senza precedenti, è ancora molto forte.    

"Saremo ligi nel far rispettare le norme"

Secondo Porro, la presidenza del Consiglio ha corretto la nota del ministero dell’Interno dello scorso 27 marzo e “apre al diritto a recarsi in chiesa direttamente e non soltanto se sulla strada per il supermercato o il tabaccaio”. Nella sua lettera alla leader di FdI, la “cristiana” Giorgia Meloni, Porro si chiede il motivo per cui “alla messa dovrebbe essere più facile il contagio che in supermercato, in farmacia o dal giornalaio”. Per il consigliere cattolico-mariano (così ama definirsi) non ci sarebbero problemi nell’aprire i templi la domenica di Pasqua. “La Chiesa stessa sarà ligia nel far rispettare le norme dello Stato che prevedono non assembramenti di persone e distanziamento fra esse”.

"Dittatura, neanche nei paesi comunisti"

Porro parla di “mondo malato” dove sembra che “Gesù Cristo valga meno di una sigaretta o di un giornale”. Gli episodi legati a multe nei confronti di fedeli che vanno in chiesa, sempre secondo Porro, sarebbero numerosi. “La visita per pregare – chiede l’esponente di FdI – deve essere aggiunta all’elenco delle “ragioni specifiche” presenti nel modulo di autocertificazione per cui è possibile spostarsi dalla propria abitazione”. Per Porro l’impossibilità di pregare nelle chiese “è pura dittatura. Neanche nei paesi più comunisti del mondo succedeva questa barbarie”.

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