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In carcere 18enne per l'accoltellamento di scala dei Giganti, parte della gang del "Kalashnikov"

Il maggiorenne di origine kosovara avrebbe indotto il 15enne a costituirsi per i vantaggi giudiziari che avrebbe avuto. La settimana prima un precedente che confermerebbe il controllo del territorio da parte un gruppo "che stava crescendo" così la Mobile. Il "mistero" dello spray al peperoncino spruzzato a bordo di un bus

Le indagini relative all'accoltellamento del 17enne friulano avvenuto sabato 12 ottobre nella zona della scala dei Giganti a Trieste rivelano nuovi particolari e chiariscono ulteriori responsabilità. La Procura della Repubblica del capoluogo regionale ha infatti disposto il fermo del 18enne di origine kosovara già indagato per il grave fatto di sangue per cui, inizialmente, era stato accusato di tentato omicidio un 15enne nordafricano.

Cambiati i vestiti sporchi di sangue

Secondo la Procura, è stato "acclarato come A.A. (queste le iniziali del giovane maggiorenne ndr) sia intervenuto attivamente nella lite innescata [...] sferrando i fendenti al giovane di Cervignano. "Dopo l'accoltellamento - si legge nella nota della Questura -  i due si sono repentinamente allontanati da quei luoghi e, mentre il nord africano ha fatto perdere le proprie tracce, il kosovaro si è cambiato gli abiti imbrattati di sangue, per poi fare ritorno presso la vicina piazza Goldoni, dove era stato fermato ed identificato".

Secondo l'attività di indagine portata avanti dalla Squadra Mobile, il 15enne sarebbe stato indotto da A.A. "ad addossarsi la responsabilità dell'accoltellamento in ragione dei vantaggi giudiziari di cui quest'ultimo avrebbe potuto godere". Gli investigatori hanno voluto vederci chiaro, visto che le versioni in merito ai fatti hanno lasciato molti dubbi fin dal giorno dopo l'accaduto. Ad insospettire gli investigatori sono state le "dichiarazioni contrastanti rese dal minore che dallo stesso kosovaro". In un primo momento infatti era stato proprio il 15enne a recarsi in Questura, ammettendo la responsabilità del gesto. 

Le telecamere e le indagini: la "gang" di scala dei Giganti

La visione delle telecamere della zona e le testimonianze raccolte nella zona di piazza Goldoni, hanno però fatto propendere gli investigatori per un coinvolgimento attivo del maggiorenne. Nella nota si parla in maniera esplicita di un pactum sceleris, vale a dire un "patto per il delitto". Un accordo che, secondo un ulteriore filone di indagine, farebbe parte di un "giro" più ampio che avrebbe individuato nella scala dei Giganti il "loro territorio".

Il gruppo conterebbe poco meno di 10 elementi, tutti maggiorenni con la sola eccezione del 15enne. Dalla Questura si apprende che non si può affermare che i giovani siano residenti nel capoluogo regionale. Secondo la Mobile infatti "è più corretto dire che gravitano su Trieste". Fin da subito sono sorti dubbi sul fatto che l'accoltellamento fosse scaturito in ragione di un giro di spaccio di sostanze stupefacenti. "In relazione al fatto di sabato 12 ottobre - così la Mobile - non c'è evidenza che fosse collegato al traffico di stupefacenti". Il gruppo svolge attività parallele? "Al momento non abbiamo indicazioni in merito" questa la risposta degli investigatori.  

Il precedente una settimana fa

Secondo la Squadra Mobile di Trieste il controllo del territorio è reale. A provare il disegno criminoso del gruppo, e in base alle ulteriori indagini, è l'emersione di un fatto avvenuto la scorsa settimana. Nella zona della scala dei Giganti infatti si è verificata un'aggressione verbale ai danni di due giovani che stavano transitando nella zona e che, sotto la minaccia di un coltello, sono stati "invitati" a non passare più "per quei luoghi". Il grave fatto legato ad un nascente controllo del territorio non è stato però denunciato alle autorità competenti. Troppo alto, secondo le due vittime, il rischio di "eventuali ritorsioni" nei loro confronti.

I precedenti penali dei due giovani

In merito ai "precedenti" dei due ragazzi fermati per l'accoltellamento, TriestePrima ha ricevuto una segnalazione - che ha chiesto di rimanere anonima - secondo cui i due protagonisti del grave fatto di sangue di sabato 12 ottobre, la settimana precedente avrebbero scatenato il panico sulla linea 37 della Trieste Trasporti spruzzando spray al peperoncino. "Ero sul bus quando è successo. So che sono molto aggressivi. Non voglio rischiare le botte o ancora peggio le coltellate". La Squadra Mobile di Trieste, interpellata a riguardo, non ha fornito indicazioni precise in merito mentre l'azienda ha fatto sapere di non avere "segnalazioni" su un fatto del genere. Inoltre, per poter verificare la presenza dei due a bordo di quella linea bisognerebbe analizzare le immagini delle telecamere che però non vengono conservate per un periodo così lungo da permetterne, oggi, la visione. 

Il tatuaggio del Kalashnikov come simbolo di appartenza

Il gruppo di persone "dà fastidio e non è l'unico caso in cui emergono fatti del genere" questa la comunicazione della Mobile. La tendenza ad organizzarsi in bande manifesta inoltre il un possibile bisogno di riconoscimento collettivo, che avviene attraverso simboli che attesterebbero l'affiliazione a quelle che in gergo vengono definite "gang". Secondo le indagini infatti "alcuni di questi giovani hanno tutti lo stesso tatuaggio".

Il disegno rappresenta un AK47, fucile meglio conosciuto come Kalashnikov e accompagnato dalla data 5.07.1990 che è da intendersi come la celebrazione dell'indipendenza del Kosovo dalla Serbia, un momento particolarmente delicato dal punto di vista non solo politico, bensì anche e soprattutto sociale. L'indipendenza di Pristina infatti non fu mai riconosciuta dall'allora Repubblica jugoslava, (che di lì a poco si sarebbe discregag né dalla Serbia successivamente. 

Legami con il Kosovo? 

Secondo la Mobile "al momento non ci sono indicazioni in merito, è più probabilmente un'attività a livello locale". Il gruppetto tuttavia "stava nascendo e cercava di espandersi, volendo monopolizzare la zona e più di altri gruppi". Intimidazioni e minacce sarebbero quindi gli strumenti utilizzati dalla gang per "esigere il riconoscimento delle loro prerogative da parte di quanti transitino". 

"Sulla scorta degli ulteriori elementi di reità acquisiti - conclude la nota della Questura - il Pubblico Ministero titolare del procedimento, nel pomeriggio del 16 ottobre scorso, ha emesso il decreto di fermo di indiziato di delitto che è stato immediatamente eseguito, mentre nel corso della medesima giornata, il G.I.P. presso il Tribunale per i Minorenni ha convalidato il fermo operato a carico del nord africano e applicato misura cautelare custodiale". Il 18enne kosovaro è finito in carcere "a disposizione della Procura". 

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