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Cronaca

Scandali COOP e Serracchiani, Riccardi(FI): «Responsabilità anche politiche»

Il capogruppo di Forza Italia in Regione FVG, Riccardo Riccardi, interviene tramite facebook e twitter sugli scandali COOP in regione e tuona contro la Presidente Debora Serracchiani

Dura reprimenda del capogruppo di Forza Italia in Regione FVG, Riccardo Riccardi, contro la presidente della Regione Debora Serracchiani. Dalla sua pagina facebook Riccardi spara a zero sul tema Cooperative Operaie a Trieste e Cooperativa Carnica in provincia di Udine: «Leggo con amarezza le dichiarazioni di Debora Serracchiani con le quali affronta la questione cooperative, relativamente agli aspetti di corruzione o di cattiva gestione, confinando un evidente degrado alla cultura italiana per assolvere totalmente il PD. Malgrado le sue opinioni (non condivisibili), il tema resta di rilevante attualità anche se, per quel che mi riguarda, m’interessa declinarlo, osservando tra i diversi fatti registrati, ciò che è accaduto nel Friuli Venezia Giulia: la terra nella quale il vicesegretario del PD è anche Presidente della Regione Autonoma a Statuto Speciale con significative competenze in materia di cooperazione.
Una Regione colpita pesantemente da due fatti devastanti per intere comunità locali che hanno subito la deflagrazione di Cooperative Operarie a Trieste e Cooperativa Carnica in provincia di Udine. Mesi fa, il Movimento 5 Stelle attaccò frontalmente Serracchiani manifestando la propria volontà di presentare in Consiglio regionale una mozione di sfiducia nei confronti della Presidente addebitandole la responsabilità di una mancata vigilanza rispetto ai fatti accaduti».

Aggiungendo poi: «Fummo noi, senza “nazareni” ed insieme ad altri Consiglieri di opposizione, a difendere la Presidente davanti ad un’accusa, a nostro giudizio tutta da dimostrare, contrastando un’iniziativa che, a nostro parere, mirava più a speculare sulla pelle di persone e famiglie indifese ed ingiustamente colpite trasformando il Consiglio regionale in un aula di Tribunale. È questo il vero motivo del mio dispiacere. Non era giusto strumentalizzare il dramma di migliaia di persone ma, davanti all’evidente fenomeno, non ci si può esercitare, come sta facendo Serracchiani, a generalizzare sulle responsabilità. E con la stessa disinvoltura non si può dire che oggi, quelle responsabilità, sono a carico di chi soltanto qualche mese fa veniva individuato come una testimonianza indispensabile per uscire da una crisi. Oggi la scena, in Carnia, presenta un altro spettacolo con la Procura della Repubblica di Udine che chiede il fallimento della società ipotizzando responsabilità per gli amministratori.

Proseguendo senza mezzi termini, il capogruppo Riccardi, sempre dalla sua pagina Facebook: «Da quei fatti sono passati mesi, troppo facile per la Regione prendere le distanze soltanto adesso perché la casa sta bruciando. La Giunta regionale si è occupata di questa emergenza, ci ha messo le mani dentro. E’ arrivata al punto di indicare professionisti di propria fiducia ed ha chiesto la proroga dei termini al Tribunale per la presentazione di un concordato. Questi fatti determinano come oramai la responsabilità sia anche politica.
La Regione, dopo tutto quel che è successo, come fa a non farsi carico di guidare un processo che cerchi di tutelare, nei limiti del possibile, dipendenti, fornitori e soci prestatori?
Questa è una vicenda che si sviluppa dentro un sistema territoriale già fragile. E quando un problema economico diventa sociale soltanto la politica, quella con la P maiuscola, può dare una risposta. Non servono gli alibi. Lasciamo alla magistratura decisioni che non ci devono riguardare ma interveniamo a tutela degli indifesi.

Cominciamo a coinvolgere il sistema cooperativo: non si può andare dalle organizzazione delle cooperative solo quando ci sono le primarie del PD o le elezioni. L’avvocato dei soci prestatori ci ha chiesto la costituzione di un fondo regionale di garanzia per i risparmiatori. Si può fare? Perchè non lo facciamo?
Si è corso per fare le riforme della sanità e degli enti locali: perchè non abbiamo ancora visto la stessa determinazione sulla cooperazione? Perchè non siamo ancora intervenuti per fare in modo che ciò non accada più?
E sulla vigilanza: siamo certi che gli strumenti a disposizione possano garantirla in modo adeguato? Se si, perchè tutto ciò è accaduto? La vigilanza funziona o non funziona?
La Regione nella sua organizzazione garantisce la “terzietà” tra chi nell’amministrazione ha compiti di relazione con il sistema cooperativo e chi, invece, svolge compiti di vigilanza?
Siamo in grado di affermare se vive ancora quello spirito di mutualità e distinguere che cos’è la cooperazione da altro? E quelle cooperative che si dovrebbero basare sulla solidarietà è giusto che ancora godano di regimi fiscali differenziati da altri operatori economici?»


Continuando ancora: «Sono ancora attuali i rapporti che regolano le relazioni tra i soci, gli amministratori e i lavoratori? E tra questi, in che modo possono ancora coesistere le contiguità professionali, politiche o sindacali? Ed è ancora sopportabile un’elasticità di regole che spesso sfociano in tensioni tra i datori di lavoro e i propri dipendenti, magari soci lavoratori, in più di qualche occasione con condizioni retributive molto basse? Sono temi che investono direttamente la pubblica amministrazione non solo quale responsabile delle regole ma anche come cliente tenuto conto che molte cooperative prestano la loro attività in professioni nel tempo espulse dall’organizzazione interna degli enti pubblici.
E il ruolo delle organizzazioni delle cooperative? Sono organi veramente terzi nel momento in cui esercitano funzioni di arbitro concorrendo all’individuazione di chi si occuperà delle revisioni contabili, probabilmente anche di cooperative che aderiscono alla loro organizzazione.
Possiamo ancora chiamare cooperativa un’impresa che potrebbe essere descritta come un compromesso tra un’azienda industriale ed un fondo d’investimento (magari senza garanzie per i prestatori)?
Queste sono solo alcune risposte che la politica, in particolare una classe dirigente che ha l’ambizione di governare il paese, dovrebbe dare evitando di cercare responsabilità in altri.
Resto coerente, non mi accodo a chi pensa di prendere qualche voto in più strumentalizzando un’incolpevole sofferenza ma nemmeno taccio nei confronti di coloro che si avventurano a cercare responsabilità altrove. Penso sia l’unica strada se non vogliamo che la cooperazione diventi una parolaccia»

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