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Cronaca

Segnalazione: sui Fatti della Diaz (g8 Genova) non e' stato Chiesto ancora Scusa

Una delle prime cose che mi son domandato, dopo gli eventi nefasti, del G8 di Genova, dopo la maledetta e così detta macelleria messicana della Scuola Diaz, è cosa avrebbero provato i ragazzi, gli studenti, i docenti, al loro rientro, a settembre...

Una delle prime cose che mi son domandato, dopo gli eventi nefasti, del G8 di Genova, dopo la maledetta e così detta macelleria messicana della Scuola Diaz, è cosa avrebbero provato i ragazzi, gli studenti, i docenti, al loro rientro, a settembre, in quei locali.
Locali ove si deve insegnare al mondo come essere civili.
Già, la civiltà.
Quale civiltà nella inciviltà diffusa?
Ho visto il film sulla Diaz.
Quel film può essere inteso come il processo vero mancato.
Perchè nessun Tribunale potrà portare giustizia.
Nessuna condanna della giutizia formale potrà mai essere sostanziale.
Quel film lo è.
E' una condanna.
La peggiore che lo Stato potesse avere.
Parlerò brevemente delle sensazioni che ho maturato.
La prima era il non vedere l'ora, il minuto, il secondo, l'attimo che quel film finisse.
Non ne potevo più.

Una agonia continua.
Una sofferenza continua.
La seconda era data dal senso della incredulità.
Sì, non credevo a ciò che vedevo.
Nonostante abbia studiato atti, letto libri, parlato con persone che hanno vissuto e conosciuto sulla propria pelle di essere umano quelle vicende, nonostante abbia partecipato a dibattiti, momenti assembleari, visto filmati e tanto altro ancora.
Nonostante tutto mi sembrava tutto e ripeto tutto, impossibile.
Un film.
Invece no.
Non era un film.
E molte scene, da quello che è dato comprendere non sarebbero neanche state diffuse.
Tagliate per evitare di appesantire troppo, ciò che già era pesante, come un macigno insostenibile per ogni democrazia che voglia definirsi tale.
Ma in Italia come ben sappiamo la democrazia è stata sempre sofferente.
Avresti voluto piangere.
Avresti voluto urlare.
Avresti voluto fare e dire tanto.
Finito il film, in sala, regnava un silenzio incredibile ma comprensibile.
Come è potuto accadere?
Eppure è accaduto.
Quel film, che si sofferma sulla violenza disumana operata da alcuni soggetti che dovrebbero tutelare la sicurezza pubblica, i cittadini, rappresenta bene cosa è stato lo Stato in quei momenti.
L'esecutore materiale di quella violenza rappresenta alla perfezione il mandante di quella esecuzione.
Violenza disumana.
Non tutto il grano formerà lo stesso covone, però, una delle prime cose che penserai, dopo aver visto quel processo storico, che corre corre con violenza rumorosa nelle sale cinematografiche di questo Paese, se è possibile avere ancora fiducia nello Stato, nelle istituzioni, nella polizia?

Mio padre ha insegnato per tutta la sua vita lavorativa ai poliziotti come diventare poliziotti, cosa vuol dire essere poliziotti, cosa vuol dire aiutare il cittadino, cosa vuol dire essere Polizia di Stato.
Ora è in pensione.
Ogni volta che con lui affrontiamo quell'argomento, parliamo anche di ciò che accade in Val di Susa, lo scontro è inevitabile, anche per questioni di vedute diverse sulla società, lui ex poliziotto, io ribelle che lotta contro il sistema, quello che lui per lavoro difendeva.
Però, quando si parla di Genova, della Diaz, di Bolzaneto, di Carlo, il suo sguardo diventa sfuggente.
Perchè è consapevole che in quel giorno tutto il lavoro della sua vita è andato in frantumi a causa di una operazione scellerata posta in essere da vari uomini delle forze dell'ordine che hanno denigrato l'intera polizia, lo Stato democratico e compromesso per decenni ed ancora decenni la fiducia verso quel sistema che loro difendono.
Quella polizia che dovrebbe essere dalla parte del cittadino, andare alla caccia dei criminali veri, che dovrebbe tutelare la democrazia, in quel momento è divenuta altro.
Anche se personalmente ho sempre pensato che vi sarà vera democrazia quando non sarà più necessario avere nessun tipo di polizia volta a garantirla.
Ma sono ben consapevole che ciò non accadrà,forse, mai, però continuo a sperare che ciò un giorno, che forse non vivrò di persona, possa trovare affermazione, senza negazione alcuna della libertà di essere uomini liberi, donne libere.
Basta oggi chiedere scusa?
Ancora non è stato chiesto scusa.
Certamente potrebbe essere un passo importante.
Ma quello spirito di appartenenza a volte compromette il lato umano, mutando l'essere umano in automa dedito al rispetto dell'ordine, anche se illegale, anche se violento, anche se disumano.
Il silenzio è sintomo di complicità.
Il non chiedere scusa anche.
Il non chiedere scusa è una ulteriore violenza verso chi ha subito una violenza incredibile da parte dello Stato.
Ed in quel caso, quella Polizia di Stato, è stata la polizia di quello Stato di cose.

Ripeto, non tutto il grano formerà lo stesso covone, ma certamente oggi, indossare quella divisa e sapere cosa è accaduto, cosa ha fatto chi indossa la stessa divisa, chi ha prestato lo stesso giuramento, chi ha frequentato magari la stessa Scuola di Polizia, non è cosa semplice, forse si vivrà un senso di vergogna, forse un senso di impotenza, forse un senso di non sono Stato io.
Accendi una sigaretta.
Pensi ancora al film.
Vorresti convincerti del fatto che quel film altro non fosse che una una invenzione del regista.
Solo una trama scritta con mera inventiva diabolica e malefica.
Ma non lo è.
E ciò angoscia.
Ho visto Diaz e...
e non ho più parole.

Marco Barone

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