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Martedì, 19 Marzo 2024
Cronaca

Squalo Mako di 4 metri avvistato in Croazia

Si teme possa raggiungere anche le coste italiane. Lungo fino a quattro metri, questo predatore è noto per i grandi salti di cui è capace e per la dentatura impressionante, molto più “spaventosa” di quella dello squalo bianco

Uno squalo Mako di 4 metri è stato avvistato nei giorni scorsi in Croazia di fronte al resort di Makarska. Pare che il riscaldamento del mare stia attirando nuove specie di squali nell'Adriatico e si teme ora che possa raggiungere anche le coste italiane. La notizia è stata diffusa dallo "Sportello dei diritti".

Il VIDEO dello squalo Mako avvistato in Croazia

Avvistamenti

Sono aumentati negli ultimi anni gli avvistamenti nel Mediterraneo, l’ultimo a Maiorca, dove il temutissimo ed enorme squalo bianco è stato fotografato il 28 giugno 2018 vicino all’isola abitata di Cabrera. L'Adriatico non ha fatto eccezione ma difficilmente si erano visti squali nelle acque del bacino della Penisola Italiana. E poi l'avvistamento a Markarska, e solo pochi giorni prima a Korčula. Si stima che l'esemplare abbia nuotato per circa 70-80 chilometri. A documentare il fatto un video postato sui social network, oltre alla conferma dal ministero del Turismo della Croazia. La polizia marittima ha ovviamente pattugliato subito i tratti di costa maggiormente a rischio ma tracce dell’animale finora non ce ne sono per quanto riguarda il territorio italiano.

Attacchi contro l'uomo

Nell’ultimo secolo gli attacchi di squalo nel Nord Adriatico sono stati 6 (4 mortali). Sulle coste croate, l’ultimo attacco di uno squalo contro l’uomo risale al 1971. Lo squalo Mako è una specie che vive principalmente nelle acque tropicali e subtropicali, tuttavia è presente anche nei mari temperati e dunque nel Mar Mediterraneo, sebbene sia piuttosto raro avvistarlo. Lungo fino a quattro metri, questo predatore è noto per i grandi salti di cui è capace e per la dentatura impressionante, molto più “spaventosa” di quella dello squalo bianco. A causa di questa caratteristica, nelle locandine del film “Lo squalo” i denti del carcarodonte erano sostituiti proprio da quelli minacciosi del mako.

Aggressivi e imprevedibili

Oltre che per i sub e i bagnanti a causa dell'indole aggressiva e imprevedibile, questa specie, della quale ne fu pescato e liberato un esemplare ad Ostia nel 2014, può essere pericolosa anche per i pescatori: con i suoi grandi balzi, fino a sei metri di altezza, può infatti saltare sulle barche una volta preso all'amo. Esperti del Dipartimento di studi marini dell'Università di Spalato in Croazia, ed in particolare Alen Soldo, hanno affermato che a causa del riscaldamento del mare, nel Mar Adriatico si è registrato un crescente numero di specie invasive, altrimenti inusuale per le regioni che si affacciano sullo stesso.

Nuove specie

Il dato più eclatante e che, in base alle statistiche disponibili, ogni settimana una nuova specie entra dal Mar Rosso nel Mediterraneo. Tra queste specie vi sono gli squali, le cui abitudini e movimenti sono influenzati anche dall'aumento della temperatura. Gli stessi, infatti, eviterebbero le zone che diventano troppo calde, ed essendo in cerca di cibo esplorerebbero nuovi areali. Presumibilmente il temibile squalo tigre, responsabile di numerosi attacchi nel Mar Rosso, è già entrato nel Mediterraneo. Tuttavia, non è ancora visibile nell'Adriatico, a differenza del grande squalo bianco. Il più mastodontico di questi vertebrati si adatta a diverse gamme di temperatura. E nell'Adriatico è legato alle migrazioni del tonno. Così come i branchi di tonno si spostano, così è possibile che li segua lo squalo bianco - spiega Soldo - e aggiunge che è un abitante occasionale del Mare Adriatico.

"Non si può far nulla"

Il problema è che non si può far nulla. Ci sono troppe variabili che non possiamo influenzare - dice Soldo. Ovviamente le statistiche di attacchi di squali nei nostri mari ci dicono che è più facile essere colpiti da un fulmine che subire un’aggressione da parte di un pescecane, rileva Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti", che sottolinea come il fenomeno che si sta studiando del diffondersi di specie di squali non endemiche è qualcosa cui dovremo adattarci senza dover temere di fare un bagno in tutta tranquillità nei nostri luoghi tradizionali di balneazione.

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