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Cronaca Altopiano Carsico / Strada per Basovizza

"No ai pesci rossi negli stagni", Tutori Stagni critica i responsabili del "disastro" ecologico

Dopo la segnalazione della presenza di innumerevoli esemplari di pesce rosso nello stagno di Basovizza, le reazioni da parte di chi garantisce la stabilità di questi ecosistemi non si sono fatte attendere. "La persona che li ha immessi l'ha fatto tre anni fa e questo è il risultato"

Lo stagno di Basovizza è "invaso" da pesci rossi. La segnalazione è stata fatta da un cittadino che ha pubblicato una serie di foto nel gruppo "Misteri e Meraviglie del Carso" nella giornata di ieri, 29 agosto. Sembra un'immagine bellissima eppure abbandonare questi piccoli pesci nello stagno può rivelarsi una vera e propria sciagura. Lo stagno di Basovizza non è nuovo a queste azioni. Ciclicamente, come era accaduto anche ad un altro specchio d'acqua della provincia, qualcuno si diverte a rilasciare questa specie in un ecosistema molto complesso e certamente fragile nel caso in cui venga introdotto un elemento non autoctono. 

Il commento di Tutori Stagni 

Il vice presidente di Tutori Stagni, Maurizio Bobini racconta come stanno le cose: "Tre anni fa circa lo stagno di Basovizza venne rifatto completamente. Qualcuno il giorno immediatamente successivo portò circa nove pesci rossi e li liberò. Il risultato è che i pesci che abbiamo visto nelle fotografie sono semplicemente il risultato della loro proliferazione. D'altronde depongono migliaia di uova". Per Bobini poi ci sono ulteriori elementi che fanno parte del "disastro" ecologico. "Qualcuno ebbe la bella idea di mettere nello stagno alcune ninfee, tra le altre cose neanche quelle giuste per l'habitat. Con le loro radici le ninfee spaccarono il telo e lo stagno tendeva ad asciugarsi". 

Il lavoro di rifacimento 

Tutori Stagni, la Comunella di Basovizza e la Facoltà di Scienza Naturali Dipartimento di Biologia, si mettono assieme e iniziano a mettere a posto lo stagno. "Trovammo un ragazzo friulano che doveva scrivere la sua tesi di laurea. Iniziammo il lavoro, via tutte le piante autoctone con destinazione temporanea l'orto botanico e continuammo fino alla completa realizzazione". Il ragazzo in questione si laureò con lode, la sua tesi venne pubblicata e tutti felici e contenti. L'indiscrezione parla che per i lavori vennero spesi all'incirca 23mila euro. Alla fine avrebbero dovuto posizionare la cartellonistica dissuasoria sul fatto di lasciare specie non autoctone degli stagni. Azione che non venne mai realizzata. 

L'educazione 

"Gli stagni più importanti sono quelli urbani e la gente va educata" spiega Bobini. "Alcune specie come le rane verdi resistono alla presenza del pesce rosso ma tutto il resto sparisce, mangiato. La gente non si rende conto che anche la simpatica tartarughina fa danni irreparabili ad un ecosistema complesso come lo stagno. Inoltre - prosegue Bobini - bisogna che anche gli scettici siano a conoscenza delle sanzioni che possono venire applicate quando si viene "beccati" a "mollare" specie animali in giro".

Le linee guida 

Sette anni fa, nella notte di Capodanno all'interno dello stagno esplose un petardo e i pesci rossi sparirono. "Il risultato di oggi nasce esattamente tre anni fa, quando vennero liberati quei 9 pesci. Bisogna capire che lo stagno non è quello con le paperelle, bensì un ecosistema estremamente delicato. Se da un lato la situazione che si crea quando vengono liberate delle specie alloctone in uno stagno è risolvibile, quando si parla di piante invece la cosa si complica tremendamente". "Alcune specie sono invasive e non è possibile debellarle; sono molto rigogliose e non muoiono quasi mai, quindi anche in quel caso non si devono assolutamente scaricare piante come la Nynphoide peltata, che anche se bellissima, fa danni ecologici non da poco". 

Il commento di Nicola Bressi

Il Direttore dei Musei Scientifici di Trieste Nicola Bressi ha voluto fare una precisazione, anche per mettere un freno alla deriva di alcuni commenti che sempre più spesso compaiono sul web. "Quando si fanno i confronti tra le specie alloctone che vengono portate all'interno dei diversi ecosistemi e i migranti si è completamente fuori strada. In Natura si parla di differenti specie mentre noi umani siamo un'unica specie e un'unica razza. Non è possibile fare confronti. Se domani giungesse un'altra specie - conclude Bressi - sarei il primo a difendere il mondo dove vivo ma ripeto, il confronto tra le specie non autoctone e i migranti non regge". 

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