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Cronaca

Parroco trevigiano dedica l'omelia al caso della "Trieste Running Festival"

Come riportano i colleghi di Treviso Today, don Gerardo Giacometti ha deciso di far riflettere i suoi fedeli sull'increscioso episodio che ha coinvolto la corsa triestina e che è apparsa anche sulla stampa internazionale. "Atleti trattati come una batteria di cani"

Don Gerardo Giacometti è un parroco famoso nel trevigiano per i corsi prematrimoniali per giovani coppie al grido di "spegnete la televisione e fate più figli". In questi giorni, dopo il "caso" della Trieste Running Festival che è approdato sulle pagine della stampa nazionale e non, don Gerardo è quindi tornato a far parlare di sé, come riportano i colleghi di Treviso Today, con una nuova omelia che ha portato i fedeli di Castello di Godego a riflettere proprio sulla polemica innescatasi nel capoluogo regionale del Friuli Venezia Giulia. 

Una polemica soprattutto politica

Il parroco di Castello di Godego ha infatti dedicato la sua riflessione domenicale agli atleti africani che nei giorni scorsi erano stati oggetto dell'accesissima discussione. Una decisione, quella iniziale da parte dell'organizzazione, che aveva sollevato così tante polemiche e indignazione da costringere Fabio Carini, l'organizzatore della Trieste Running Festival, ad un conseguente dietrofront, spiegando che la loro trovata voleva essere solo una "provocazione".  

La sintesi di una vicenda "spinosa"

Le parole di don Giacometti

"E' una vicenda che ci lascia qualcosa di amaro - ha detto don Giacometti ai suoi fedeli - Sembra che l'idea di fermare alcuni atleti equivalga a fermare una batteria di cani". La metafora, molto forte ma senza dubbio efficace, ha fatto discutere i fedeli al termine della lettura del Vangelo sull'incredulità di San Tommaso. Fuori dalla chiesa, i commenti sono continuati sui social dove l'omelia del parroco ha avuto una grande eco. "San Tommaso siamo tutti noi - ha proseguito don Gerardo - La verità chiede pazienza, rispetto, chiede di usare con attenzione le armi della provocazione perché potrebbero colpire anche coloro che si volevano difendere".  Nel frattempo l'organizzazione ha fatto dietrofront sulla decisione iniziale e ha aperto le porte all'ingaggio degli atleti africani. 

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