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Giovedì, 18 Aprile 2024
Cronaca

Lavoro, Unione degli studenti Fvg contro i voucher: «Producono sfruttamento e ricattabilità»

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di TriestePrima

MENO VOUCHER, PIÙ DIRITTI, IN FVG

La forma contrattuale “voucher”, ovvero il lavoro accessorio introdotto con la legge Biagi nel 2003 e successivamente rivisto dalla riforma Fornero e dal Jobs Act, è ben distante dallo scopo per cui era stata concepito, cioè debellare il lavoro nero caratteristico dei lavori occasionali; i risultati della ricerca dell'Ires ci dimostrano come questa forma contrattuale non sia altro che uno strumento che produce sfruttamento, ricattabilità, risultando per essere utile soltanto ad insabbiare lavori in nero, e di conseguenza, evasioni fiscali.
Ciò è reso possibile dalla falsa dichiarazione dei voucher da parte dei datori di lavoro, i quali, come evidenziato dallo studio dell'Ires, spesso utilizzano meno buoni di quanti ne comprino, nascondendo quindi parte dell'operato complessivo dei dipendenti: nei fatti, tale lavoro in eccedenza rispetto alla dichiarazione è lavoro nero.
I dati ci risultano particolarmente preoccupanti; dei 5 milioni di buoni acquistati in Friuli Venezia Giulia, solo 4 sono stati utilizzati, riflettendo quindi un fenomeno esteso lungo tutta la penisola, ma con un rapporto tra uso dei voucher e lavoro impiegato che colloca il FVG come seconda Regione in Italia per uso del lavoro accessorio.
Siamo una generazione che vive una condizione di forte precarietà esistenziale e di fronte a dati come questi, strettamente legati a quelli recenti dell'INPS (i quali palesano come per noi la pensione potrà essere raggiungibile solo a a settantacinque anni circa) non possiamo rimanere in silenzio: riteniamo necessaria una radicale trasformazione del mercato del lavoro nel nostro paese, abbandonando qualsiasi forma di contratto precario e adottando forme universali di redistribuzione della ricchezza dall'alto verso il basso.
È per noi prioritario investire maggiormente nel Welfare, ma non nelle sue espressioni familiste classiche dello stato sociale italiano novecentesco, bensì in forme individuali di redistribuzione utili ad emancipare i soggetti dagli stati di precarietà e di povertà. 
In Friuli Venezia Giulia, come avevamo previsto già nel Luglio del 2015, il modello di reddito minimo adottato dalla Regione, sebbene sia un inizio positivo per l'introduzione in Italia di strumenti simili, risulta fortemente limitato ed incapace di superare un profilo strettamente assistenzialista in quanto indirizzato unicamente ai soggetti il cui ISEE è inferiore a 6000 euro.
Ciò significa che molti soggetti sfruttati attraverso il meccanismo dei voucher non possono esserne beneficiari, impedendo quindi proprio quel contrasto alla ricattabilità per il quale il reddito minimo dovrebbe essere inteso. 
A nostro avviso, è necessario oggi in Italia introdurre una misura di reddito capace di essere ostacolo alla precarietà dilagante, che contrasti le disuguaglianze, e che garantisca l'offerta lavorativa congruentemente al percorso formativo del soggetto richiedente. 
Nell'ultimo anno abbiamo contribuito, a livello nazionale, alla campagna “Reddito di Dignità” di Libera, la quale è stata capace di esplicare come il reddito possa essere un dispostivo utile anche a combattere l'illegalità e, come nel caso dei voucher, specialmente il lavoro nero.
In un mondo in cui l'1% della popolazione è più ricco del restante 99%, riteniamo doveroso ripartire da forme universali di redistribuzione, in primis dal reddito e dalla formazione, quali elementi centrali, oggi, per costruire assieme un altro modello di sviluppo possibile e necessario.

Unione degli Studenti Trieste

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