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Cronaca Barriera Nuova - Città Nuova / Via delle Settefontane

"Via Settefontane è morta", l'esasperazione di chi ci vive

Serrande dei negozi abbassate, veleno per topi nelle vie laterali, schiamazzi fino a notte fonda e la rassegnazione di alcuni commercianti. "Andiamo via da qui, non ne possiamo più". Dopo la richiesta di "denuncia" siamo andati sul posto a raccogliere testimonianze. Il racconto

Serrande abbassate, fori commerciali in vendita, un bar chiuso per disposizione della Questura e comportamenti al limite dell’accettabile. Il ritratto della parte “bassa” di via Settefontane è impietoso e non lascia spazio a interpretazioni. “Abito qui da decenni e a malincuore devo ammettere che questa zona è diventata, per certi versi, un incubo”. Le parole sono di Loretta Marsilli, giornalista triestina che ci ha segnalato lo stato di desertificazione e degrado che l’area soffre da qualche tempo. Questa mattina abbiamo fatto un giro nella zona “incriminata” e l’immagine che ne è scaturita è a dir poco sconfortante.

I negozi storici chiudono

“Una volta questa via era bellissima, oggi invece è terribile” afferma la signora Sonia – che dal 2005 gestisce “Le mie firme”, una boutique di abbigliamento in via Settefontane. Dopo gli spiacevoli episodi che hanno contraddistinto la zona ha deciso di “chiudere baracca”. Il suo negozio è proprio di fronte al “famoso” bar chiuso nei giorni scorsi a causa degli schiamazzi e del comportamento degli abituali avventori che sostavano nella zona.

“Me li ritrovavo sempre seduti qui davanti al mio negozio – continua Sonia – e una sera alcuni di loro si sono messi a picchiare violentemente un’altra persona con calci e pugni, lasciando l’uomo a terra. Un’altra sera avevo dimenticato il riscaldamento acceso e sono tornata in negozio per spegnerlo e li ho trovati lì. Facevano chiasso ed erano ubriachi tanto che, presa dall’esasperazione, ho rovesciato addosso a loro un secchio pieno d’acqua”. Per il momento l’attività verrà chiusa. “Non escludo di aprire da un’altra parte ma adesso sono proprio stufa”.

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“Gli stranieri hanno ghettizzato la zona”

Poco distante dalla boutique di Sonia si trova invece il negozio di Cinzia, “La tana del bianconiglio” che riprende il nome del famoso personaggio di Alice nel paese delle meraviglie. “Il centro città è stato completamente riqualificato e la primissima periferia ha iniziato a morire” queste le sue prime parole. “Negli ultimi due anni questa zona ha cominciato a soffrire anche a causa dei moltissimi stranieri – afferma Claudia – che hanno un po’ ghettizzato la zona. Hanno creato i loro bar e sono persone non integrate nella nostra cultura. Si è desertificata non solo la parte commerciale ma anche quella abitativa”.

Secondo Cinzia “nella zona c’erano moltissimi condomini di proprietà di un’unica persona e tanti erano fatiscenti, ridotti molto male. Questi appartamenti i triestini probabilmente non li prendono e quindi sono stati affittati a stranieri, che fanno parte di una comunità che lavora nell’edile”.

Chiusi due bar dalla Polizia: via Settefontane e viale D'Annunzio

Una volta c’erano 25 fori commerciali

Nella parte bassa di via Settefontane un tempo c’erano moltissimi fori commerciali mentre oggi, quelli che sopravvivono, si contano su due mani. “Si può dire che esistevano almeno 25 negozi diversi – racconta Loretta Marsilli – e c’era veramente di tutto. Si andava dal negozio di biciclette alle botteghe classiche, qualche trattoria e negozi vari. Oggi è tutto desertificato”. Scendendo verso largo Sonnino sulla sinistra ci sono alcuni fori commerciali che, secondo i commercianti “superstiti” sarebbero “ di proprietà comunale anche se non ci sono incentivi neanche da parte del Comune di Trieste che in alcuni casi invece di agevolare l’affitto, l’hanno alzato. Per uno di questi, di circa 20 metri quadrati vogliono 450 euro più IVA”.

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Viale D’Annunzio “idem con patate”

Nelle perpendicolari di via Settefontane un signore ci ferma. “I paroni dei cani i li fa cagar dappertutto e no i tira su niente”. La fotografia è impietosa. In via dei Severi è stato spruzzato anche veleno per topi, dal classico colore azzurrognolo, “forse per evitare che i cani facciano i loro bisogni su questa parete del condominio”. Nella zona di viale D’Annunzio che corre parallela alla via Settefontane la situazione non sembra essere migliore. “Ci sono un sacco di negozi con le serrande abbassate – continua Loretta – e dicono che il bar chiuso la scorsa settimana sia diventato il luogo di ritrovo degli stessi che frequentavano quello di fronte al negozio della signora Sonia".

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Le buone notizie

In piazza Perugino da qualche tempo è stato aperto il bar “Riccardo” che sembra godere di ottima salute. “Ormai è l’unico posto decente in tutta la zona – conclude Loretta – e la giovane ragazza sta facendo un bellissimo lavoro, ha una clientela elegante e attraverso molti sforzi sta dando un tocco di luce a una zona sempre più buia”.

Gli interrogativi

Si può riqualificare la zona e se sì come? Per quale motivo le serrande si abbassano e non vengono tirate su? È solo un motivo legato alla crisi delle piccole attività, fagocitate dai grandi centri monomarca e dagli acquisti online? Nella zona si era creato anche un piccolo e spontaneo comitato per pedonalizzare una parte ma, secondo i commercianti, è rimasto lettera morta. La presenza degli stranieri nell’area è l’unico motivo per cui questa zona sta “morendo”? Certamente no, visto che la qualità di una via si misura in conseguenza di più fattori che sommati gli uni agli altri contribuiscono all’emersione del benessere diffuso. Il ragionamento su quest’area dovrebbe essere affrontato al più presto. “Se non fanno qualcosa subito – conclude Sonia – questa via morirà del tutto e non ci saranno più regole”.  

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