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Cronaca

“Dalle leggi razziali alla dittatura in Argentina" la testimonianza di Vera Vigevani alla Risiera

La scrittrice e giornalista ha narrato la sua toccante testimonianza a un incontro nella Risiera di San Sabba, dove ha lanciato il suo monito alle nuove generazioni "Il razzismo sta tornando, non restate in silenzio”. Dopo la fuga dall'Italia nel 1939, Vera si è trasferita in Argentina, dove ha subito una grave tragedia familiare a causa del regime dittatoriale

"I movimenti razzisti e fanatici stanno tornando. Davanti a queste avvisaglie non possiamo stare in silenzio. Dovete farvi sentire in maniera pacifica e non violenta, e se tenteranno di censurarvi scendete in piazza". Questo il messaggio di Vera Vigevani Jarach, scrittrice e giornalista 92enne vittima delle leggi razziali e militante nel movimento 'Plaza de Mayo'. Stamattina l'attivista ha tenuto una conferenza dal titolo "Dalle Leggi Razziali alla dittatura in Argentina" alla Risiera di san Sabba, alla presenza del presidente del Consiglio Comunale Francesco Panteca e la senatrice del PD Tatjana Rojc.

Molto toccante la testimonianza di vita della signora Vigevani, raccontata con vitalità e lucidità a una commossa platea. Originaria di Milano, Vera fuggì in Argentina nel 1939 insieme alla famiglia. Il nonno materno, rimasto in Italia, fu in seguito deportato ad Auschwitz senza più fare ritorno. In Argentina conobbe e sposò Giorgio Jarach, ebreo triestino anche lui in fuga dal regime. Come ha raccontato Vera Vigevani "Siamo stati esuli e migranti: è un'identità che ci si porta appresso per tutta la vita anche se in Argentina siamo stati accolti con calore".

Proprio in Argentina, purtroppo, la sua famiglia fu vittima di un altro regime dittatoriale, quello del generale Jorge Rafael Videla, e a farne le spese fu sua figlia: "Durante la dittatura anche il rettore della scuola dove studiava Franca era in pericolo. Gli studenti hanno deciso di occupare l'edificio per proteggerlo: il risultato è che in quella scuola ci sono stati 108 studenti desaparecidos tra cui mia figlia. Ho saputo com'era morta solo 20 anni dopo: con il 'volo della morte'. E' stata una delle poche prigioniere liberate a dircelo. Per anni ci eravamo illusi di poterla ritrovare". Questa tragedia portò Vera a diventare una delle madri del movimento Plaza de Mayo, dove a lungo chiese notizie della figlia Franca.

Vera ha poi rivolto un monito, soprattutto ai giovani seduti nella sala del museo, già campo di sterminio: "Purtroppo si stanno riaffacciando i movimenti di razzismo e fanatismo: dobbiamo fare qualcosa e se ce lo impediscono ricordate sempre che ci rimane la piazza. Informatevi molto, abbiate spirito critico e non lasciatevi abbindolare dalle fake news. E'molto facile manipolare le persone quando ci sono i monopoli dell'informazione e molto denaro a disposizione. Ribellatevi. Ma in pace e con mezzi non violenti".

La signora Vigevani ha poi ricordato un episodio significativo della sua vita a Buenos Aires: "Dovevo parlare in una scuola, i ragazzi mi aspettavano ma un'ispettrice disse che non potevo venire: avevano censurato l'incontro. Così ho chiamato io stessa i ragazzi e alcuni insegnanti, e ho chiesto loro di incontrarci nel parco della Memoria. Hanno provato a censurarci ma hanno ottenuto l'effetto contrario: l'incontro ha avuto grandissima risonanza" 

"Per gli anni 2000 - ha concluso - immaginavamo un mondo senza genocidi e dittature, purtroppo non è ancora così: assistiamo al genocidio dei migranti, ai femminicidi, alla fame nel mondo che è un genocidio vero e proprio e molto altro. Io ho ancora gli stessi sogni di quando ero giovane, ma a volte subentra l'impazienza".

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