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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca Via Bartolomeo D'Alviano

Gasometro di via D'Alviano: tre studenti di architettura progettano la riqualificazione

Proposta di un grande spazio pubblico a diversi livelli che si estende per tutta la via partendo dal parco Orlandini,

«Via D'Alviano, Trieste. Tutti ci passano, tutti passando lo osservano. Chi non si è mai chiesto a cosa serva il Gasometro del Broletto, o meglio, a cosa servisse? E inoltre, perché un’opera così interessante è stata abbandonata al più totale degrado e segregata a ruolo di salvaschermo per il deposito e le finestre degli uffici della Trieste Trasporti?»
Lo dichiarano tre studenti dell'università di Trieste – Beatrice Finocchiaro, Matej Dornik, Simone Huez -, laureandi al corso magistrale in architettura, che si sono posti le stesse domande, ma, non contenti delle risposte, hanno pensato di proporre una nuova visione per l'intera area, cimentandosi nella sua riqualificazione con l'aiuto del relatore, Dimitri Waltritsch.

Il Gasometro, più vecchio di qualsivoglia cittadino triestino vivente, nasce agli inizi del 900 su progetto dell'ingegnere Francesco Buonaffi su incarico dell'Azienda Comunale Elettricità Gas Acqua di Trieste.
Rappresenta uno dei primi esempi costruttivi del suo tipo ed è destinato a servire la città accumulando gas per l’illuminazione. Dopo qualche decennio di attività passa però dall'essere all'avanguardia, risultando obsoleto. Correva veloce il mondo già cent'anni fa.
Ora si presenta come un involucro vuoto, degradato sia all'interno che all'esterno e con una copertura - tutta in eternit- da smaltire, un raro esempio di archeologia industriale, non ancora valorizzato.
Attorno ad esso un’area industriale e di retroporto - dove troviamo sia il rimessaggio dei bus della Trieste Trasporti, sia i magazzini dell'AcegasApsAmga - al confine con la città densamente abitata dei quartieri di San Giacomo e Chiarbola e sulla importante direttrice della mobilità San Vito - Servola, il tutto separato da un dislivello e da un muro di diversi metri.
L'area è estremamente centrale nel contesto urbano della città di Trieste, forse addirittura troppo per le funzioni che svolge attualmente.

La visione proposta nella tesi dissertata il 28 settembre mira ad una completa riqualificazione dell'area, attraverso la proposta di un grande spazio pubblico a diversi livelli che si estende per tutta via D'Alviano, partendo dal parco Orlandini, attraversando la strada tramite un viale ciclopedonale alberato - che va a ridisegnare la percorrenza ciclabile e pedonale esistente, potenziando inoltre la pista ciclabile con un punto di interscambio bus-auto-bici per renderla un efficace punto di collegamento con la esistente “Giordano Cottur”, fino a trasformarsi in zona verde pubblica e semipubblica all'interno del nuovo complesso.
Le nuove volumetrie, composte da quattro nuovi edifici e dallo stesso Gasometro, andranno ad ospitare il nuovo polo universitario/scientifico della città, contenendo un incubatore per aziende, due edifici adibiti ad università, una casa dello studente e, all'interno del Gasometro, una biblioteca/auditorium.

L'idea è quindi di restituire questo frammento degradato di città, come inoltre già previsto dal piano regolatore.
La sfida è collegare le due parti, l'area intorno al Gasometro, e Via D'Alviano, separate, come scritto sopra, da un dislivello di oltre cinque metri ed un muro di oltre due.
La soluzione individuata va a trasformare il dislivello in punto focale del progetto, rendendolo, tramite l'utilizzo di ampie gradonate che ne permettono la graduale discesa, uno spazio pubblico di lavoro/studio collettivo.
L'elemento della gradonata va quindi ad accumunarsi ai quattro nuovi fabbricati, disegnandone la forma compatta ma non banale e servendo bene le funzioni previste all'interno dei nuovi edifici. La mobilità lenta, grazie agli ampi parcheggi interrati sotto le gradonate e i nuovi edifici, torna invece protagonista delle superfici scoperte con viali alberati, giardini, piste ciclopedonali e zone di interscambio del trasporto pubblico locale, migliorando la qualità della vita dei limitrofi quartieri congestionati dalla presenza delle auto.

Il Gasometro invece merita un trattamento a parte.
La forma a cerchio, 14 spicchi, viene ripresa anche nel progetto al suo interno, dove i diversi piani vanno a conformarsi come un insieme di spicchi, collegati poi da una grande scala a spirale centrale, elemento caratterizzante del progetto.
L'intervento nel suo insieme vuole essere una visione - forse utopica, forse nostalgica- del potenziale inespresso di un edificio e di un'area di Trieste da troppo dimenticata, che non trova quasi mai spazio nelle colonne dei giornali locali, ma sicuramente degna della nostra attenzione - quando ci stufiamo di parlare sempre e solo di Porto Vecchio.

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