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Economia

Serracchiani: «100 milioni di euro e 400 nuovi posti di lavoro per l'area Ezit»

Sergio Razeto: «La provincia di Trieste registra da tempo un'incidenza industriale sul PIL bassa, attorno al 10%»

L'incontro sull'Area di Crisi Industriale Complessa di Trieste, svoltosi la mattina di venerdì 20 maggio 2016 a Trieste nella sede di Confindustria Venezia Giulia, è stata l'occasione per fare il punto sulla situazione industriale del territorio e sul programma degli interventi di bonifica, promozione imprenditoriale e le iniziative per la nuova occupazione previsti dall'Accordo di Programma.

In apertura il presidente di Confindustria Venezia Giulia, Sergio Razeto ha confermato che la provincia di Trieste registra da tempo un'incidenza industriale sul PIL bassa - attorno al 10% -. Confermato anche il positivo fermento legato al Porto di Trieste, che sta vivendo una fase di rinnovato dinamismo, e ai finanziamenti per le infrastrutture, presentati anche ieri dal Ministro Delrio, in occasione del meeting internazionale InCE-BERS.

La presidente del Friuli Venezia Giulia ha quindi illustrato lo stato dell'arte dei provvedimenti previsti dall'Accordo di Programma, ricordando come l'Asse I riguardi specificamente la Ferriera, e l'Asse II, invece, che prevede come soggetto attuatore Invitalia, metta a disposizione delle imprese 15 milioni di euro, cui si aggiungono ulteriori 10 milioni di euro previsti dalla legge regionale Rilancimpresa.

«In seguito alla call promossa dal Ministero e chiusasi ad aprile - ha spiegato Debora Serracchiani -, 29 imprese abbiano presentato una manifestazione di interesse per l'insediamento nell'area, per un valore complessivo dell'investimento pari a circa 100 milioni di euro e un'occupazione attesa di 381 posti di lavoro. Si tratta di aziende di varie classi dimensionali, di settori diversificati e in 28 casi già costituite».

La governatrice e presidente dell'Area di Crisi industriale complessa ha poi specificato in merito alla messa in liquidazione che «l'Ezit è un consorzio industriale che ha lo scopo di creare servizi e infrastrutturare. Non fa da agente immobiliare o attività diretta (perché non ne ha le competenze). Nel momento in cui vengono meno questi basi il consorzio non ha più ragione di esistere, soprattutto se ha accumulato debiti».

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