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Giovedì, 28 Marzo 2024
Economia

Intesa Sanpaolo incontra a Rauscedo PN gli imprenditori del settore vitivinicolo

Si è svolto presso i Vivai Cooperativi Rauscedo di San Giorgio della Richinvelda l’incontro promosso da Intesa Sanpaolo dal titolo “Il settore vitivinicolo. Quali opportunità di crescita per il territorio”

Dopo i saluti di Stefano Baro, direttore generale della Cassa di Risparmio del Friuli Venezia Giulia, di Alfredo Calisto Bertuzzi, presidente Vivai Cooperativi Rauscedo, di Stefano Zannier, Assessore alle risorse agroalimentari e forestali della Regione Friuli Venezia Giulia e di Michele Leon, Sindaco di San Giorgio della Richinvelda, ha aperto i lavori Antonello Soggiu, direttore area retail Pordenone Nordest che ha anche presentato le iniziative di Intesa Sanpaolo per l’agroalimentare.

Sono seguiti gli interventi di Anna Maria Moressa della Direzione Studi e ricerche di Intesa Sanpaolo che ha presentato uno studio sull’andamento del settore vinicolo in Italia e in Friuli Venezia Giulia, della prof.ssa Margherita Lucchin dell’Università di Padova sulle tecniche di miglioramento genetico per la vite, di Luca Castagnetti, partner Studio Impresa, sul tema “Strategie per la competitività delle aziende agricole”

Secondo l’analisi di Intesa Sanpaolo il settore agroalimentare italiano ha un peso del 3,9% sull’economia italiana. Nel 2017, il settore agro-alimentare italiano ha generato un valore aggiunto superiore ai 60 miliardi di euro (33 per l’agricoltura, silvicoltura e pesca e 27,3 per l’industria alimentare, delle bevande e del tabacco) e ha occupato quasi 1,4 milioni di persone (circa 920 mila per agricoltura, silvicoltura e pesca e circa 465 mila per l’industria alimentare, delle bevande e del tabacco). L’Italia ricopre un ruolo importante anche a livello di agroalimentare europeo: è infatti terza per valore aggiunto e occupati dopo la Francia e la Germania, ma detiene il primo posto per qualità e ricchezza della produzione con 294 certificazioni (DOP, IGP e STG) nel comparto agricolo e alimentare e 564 certificazioni (DOP e IGP) nei vini e nei liquori.

Con 1,6 milioni di ettolitri di produzione di vino, il vitivinicolo del Friuli Venezia Giulia si colloca all’ottavo posto della classifica tra le maggiori regioni vitivinicole italiane: si tratta di una produzione caratterizzata da elevati livelli di qualità, tanto che l’89% dei vini possiede certificazioni di qualità DOP e IGP, grazie anche alle quali si sono affermati sempre più sui mercati internazionali, con accrescimento del 40% dei valori esportati tra il 2007 e il 2017. Il 26,5% dei 137,8 milioni di euro esportati dalla regione nel 2017, si è diretto verso il mercato statunitense, il 16,1% verso quello tedesco e l’11,3% e quello inglese: accanto a questi tre principali sbocchi, si sono messi in evidenza nel lungo periodo anche mercati molto lontani ma ad alto potenziale come Australia e Cina. Tra il 2016 e il 2017 gli Stati Uniti hanno segnato un ulteriore incremento, cui si è aggiunto il buon andamento delle vendite in Slovenia, Israele e Svizzera. L’export della regione ha pertanto proseguito il suo percorso di crescita (3,5%), seppure a un ritmo inferiore rispetto alla media nazionale (+6,7%) a causa dei lievi arretramenti subiti in Germania e Regno Unito.

In questo contesto regionale Udine e Pordenone sono le maggiori realtà vitivinicole rispettivamente con 55,6 milioni di euro e 47,2 milioni di euro esportati nel 2017. I vini della provincia di Pordenone hanno avuto in particolare una grande crescita delle esportazioni tra il 2008 e il 2017, pari a +84,9%, che si è accentuata dal 2013 in poi, trainata anche dalla crescente affermazione del Prosecco sui mercati mondiali.

La filiera vitivinicola friulana detiene inoltre il primato come maggiore produttore di barbatelle, 94 milioni nel 2016, pari al 55% dell’intera produzione nazionale, con un ruolo di leadership a livello mondiale. L’Italia è al primo posto in Europa per le esportazioni di barbatelle (54% del totale europeo), che nel 2017 hanno toccato i 45,2 milioni di euro, distanziando fortemente la Francia secondo principale competitor: tra il 2008 e il 2017 la quota italiana di esportazione in Europa delle barbatelle si è accresciuta del 30% mentre quella della Francia si è dimezzata. I principali mercati di sbocco sono Spagna e Francia, seguiti da Portogallo, Bulgaria e Russia in grande crescita.

Più in generale, tra il 2007 e il 2016 sono migliorate le quote di mercato delle esportazioni dei vini fermi italiani e sono raddoppiate quelle delle esportazioni dei vini spumanti italiani, questi ultimi in particolare hanno guadagnato quote non solo sui principali mercati europei ma anche verso gli Stati Uniti e i mercati asiatici, dove le quote importate pro-capite sono ancora basse e si aprono quindi opportunità di ulteriore espansione, pur in presenza di una crescente concorrenza interna di produzioni di vino locale.

Per vincere la nuova concorrenza e di conseguenza accrescere le vendite estere anche nei nuovi mercati, la via da percorrere sembra essere ancora quella della qualità di fascia alta che ha premiato i vini fermi italiani e, in modo complementare, l’offerta di qualità al giusto prezzo per i vini spumanti che ha fatto il successo del prosecco come offerta di una bevuta facile e accessibile.

I nuovi trend del biologico, dell’agricoltura di precisione, dell’avvicinamento al cliente finale con il racconto esperienziale dei vini attraverso i canali web e il turismo enogastronomico, sono tra le direttrici su cui costruire la crescita futura del settore.

“Abbiamo avviato sul territorio una serie di incontri dedicati all’agroalimentare con diversi focus declinati sulle specificità delle diverse zone produttive del Veneto, perchè vogliamo agevolare e rafforzare ulteriormente il settore, sostenendone la crescita e valorizzando il Made in Italy. - ha dichiarato Stefano Baro, direttore generale Cassa di Risparmio del Friuli Venezia Giulia – Inoltre vogliamo favorire ulteriormente l’accesso al credito da parte del settore agricolo, mettendo a disposizione linee di credito con caratteristiche innovative ed un modello di servizio dedicato. Nel 2017 il Gruppo Intesa Sanpaolo ha erogato al settore agroalimentare italiano 2 miliardi di finanziamenti a medio e lungo termine, mettendo a disposizione la propria rete di circa 530 filiali “verdi” e 56 specialisti dedicati. Inoltre, grazie all’accordo firmato con il MIPAAF, abbiamo messo a disposizione degli imprenditori dell’agribusiness un plafond di 8 miliardi fino al 2019.”

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