Madama Butterfly: al Verdi la struggente tragedia giapponese
La tragedia giapponese in tre atti, Madama Butterfly, di Giacomo Puccini su libretto di Luigi Illica e Giuseppe Giacosa, sarà in scena al Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste dal 12 al 20 aprile, in un nuovo allestimento della Fondazione, con l’Orchestra, il Coro e i Tecnici del Verdi. Maestro concertatore e direttore Nikša Bareza, regia di Alberto Triola (regista collaboratore Libero Stelluti), scene di Emanuele Genuizzi con Stefano Zullo, costumi di Sara Marcucci, light designer Stefano Capra.
Il regista Triola
“Ciò che mi ha guidato con Libero Stelluti nei primi passi dell’ideazione dello spettacolo – anticipa il regista Alberto Triola – “è il tentativo di collocare il centro emotivo di tutta la storia dentro la testa, anzi il cuore, l’anima di una ragazzina di quindici anni, Madame Butterfly, e di provare a vedere il mondo, gli altri, l’amore e la maternità con i suoi occhi. Abbiamo provato a sentire come sente un’adolescente sensibile e romantica” – spiega Triola – “con anima di artista, colpita dal destino e dalle ristrettezze di un’improvvisa miseria familiare, costretta a crescere troppo in fretta, in anni in cui il mondo inizia da un lato a rimpicciolirsi e dall’altro ad aprirsi a viaggi e a scoperte, creando occasioni d’incontro tra culture diverse”.
L’opera di Puccini ci racconta un episodio d’incontro (o per meglio dire di mancato incontro) tra la cultura giapponese e il mondo occidentale americano. In una città di porto come Nagasaki, in quello scorcio di secolo, quando erano sempre più numerosi gli occidentali che, appena sbarcati, si aggiravano a curiosare tra le botteghe, scattando foto ricordo con i locali. “Siamo partiti proprio da questo ‘sogno d’amore’ di Cio Cio San” – conclude il regista – “la romantica adolescente che passa le giornate a sfogliare riviste illustrate di foto e disegni, in cui le immagini idealizzate - le visioni, i ‘sogni’ - venivano rappresentate all’interno di cerchi simili alle nostre nuvolette dei fumetti. Un modo come un altro per sfuggire alla miseria del quotidiano e rifugiarsi in un mondo ideale, nel classico castello con il principe azzurro, che ai suoi occhi non può che essere americano, ‘alto e forte’”.
Il maestro Bareza
Giacomo Puccini ci ha lasciato quattro versioni di Madama Butterfly, le prime due composte nel 1904 per il Teatro alla Scala di Milano e per il Teatro Grande di Brescia, le altre nel 1906 per il Covent Garden di Londra “Alla base della ferrea struttura architettonica” – spiega il Maestro Nikša Bareza, che dirigerà i professori d’Orchestra e gli artisti del Coro (Maestro del Coro Francesca Tosi) della Fondazione Lirica Giuseppe Verdi di Trieste (prima rappresentazione venerdì 12 aprile) – “sono due leitmotiv, due motivi in contrasto melodico presenti in tutta l’opera. Il primo si presenta nelle tre note d’inizio dell’opera - sol, la, si-bemolle- il cui richiamo è costante fino al finale dell’opera. Il motivo si riconosce nel furioso allegro fugato dei primi e secondi violini in apertura; nelle innumerevoli variazioni della scena dei preparativi alle nozze di Cio-Cio-San; nel solo dei due flauti nell’incipit del secondo atto e nel successivo dialogo fra Cio-Cio-San e Suzuki; nel fortissimo degli ottoni nelle ultime quattordici battute quando Pinkerton chiama Butterfly. Puccini modella questo motivo” – sottlinea Nikša Bareza, anticipando qualche passaggio delle sue Note musicali - in varie espressioni che assecondano le situazioni drammatiche e realizza così l’unità formale della partitura con un procedimento di impressionante qualità artistica e musicale”.
“Il secondo leitmotiv, che ricorda lo stile wagneriano ma che in realtà e peculiarmente pucciniano” – continua il Maestro – “si percepisce nel delicatissimo motivo in La-bemolle maggiore affidato al primo violino ed alla prima viola per l’entrata in scena di Cio-Cio-San nel primo atto. Lo potremmo definire il tema dell’Amore Puro che ritorna nel duetto finale del primo atto ma anche, nel secondo atto, per il duetto Cio-Cio-San – Sharpless, in un espressivo contrasto melodico con il furioso motivo che apre l’opera. Questo leitmotiv si incontra per la prima volta nella seconda versione dell’opera (quella per il Teatro Grande di Brescia)”.
“Molto riusciti e di grande suggestione” – conclude il Maestro Bareza –“sono anche i motivi ripresi da canzoni popolari giapponesi, utilizzati per la parte di Goro e anche nel duetto Cio-Cio-San – Sharpless: sono inseriti con molta delicatezza nel tessuto sinfonico dell’opera, non didascalicamente, ma come citazioni per dare il colorito giapponese”.
Difficile ma affascinate sarà quindi il compito del Direttore Nikša Bareza per questa Madama Butterfly nel nuovo allestimento della Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi: far emergere tutte queste raffinatezze musicali nella ferrea struttura dell’opera e del canto, nella perfetta unità formale che lega il palcoscenico, l’Orchestra e il Coro e che costituisce la vera magia che riporta in vita questo grandioso lavoro di Puccini.