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Nuova edizione per "Cime Irredente", il libro che divise l'alpinismo triestino

Mercoledì 27 marzo alle ore 17.30 al Circolo della Stampa a Trieste Pierluigi Sabatti, e lo storico Luca Giuseppe Manenti presenteranno l'edizione rinnovata del volume, ad opera della penna di Livio Sirovich, che tanto fece discutere all'epoca

Mercoledì 27 marzo alle ore 17.30, al Circolo della Stampa (corso Italia 13, sala Paolo Alessi, primo piano), il presidente del Circolo, Pierluigi Sabatti, e lo storico Luca Giuseppe Manenti (Università di Trieste e Istituto della resistenza Irsrec FVG) presenteranno l'edizione rinnovata di "Cime Irredente; un tempestoso caso storico alpinistico" (Cierre edizioni, Verona 2019) di Livio Isaak Sirovich.

Il volume rinnovato

Il libro contiene storie nuove e racconta vari retroscena, che precedettero e hanno seguito la prima pubblicazione: dalla fine, nel 1944, dell'alpinista medico e partigiano Fulvio Ziliotto e del leader dei “Bruti di Val Rosandra” Ezio Rocco, ai trascorsi in guerra e nella repubblica di Salò di alcuni dei fondatori del "Comitato di difesa dell'identità italiana di Trieste", fino a un singolare duello di scherma tra l'autore e l'avv. Cecovini e - incredibilmente - all'assassinio ad Amburgo del poliziotto boliviano cacciatore di Che Guevara.

Un modo di vivere il confine

Chi ha letto le cinque precedenti ristampe sa che “Cime Irredente” è l'ironico e coinvolgente ritratto di famiglia dell'alpinismo triestino e della Società Alpina delle Giulie, che dal 1883 a oggi ha riunito nobili austroungarici, famosi scrittori, massoni di spicco, alcuni ministri di Mussolini, una decina di partigiani diciottenni, ebrei e antisemiti, eroi e delatori, tutti uniti dalla comune passione per la Montagna. Ma sa anche che le Cime di Sirovich - invadendo i territori della storiografia - diventano un inconsueto racconto sui diversi modi di vivere sul confine, che continua ad essere attuale nei nostri tempi inquieti.

I protagonisti della vicenda

I protagonisti di questa storia vera esploravano infatti assieme le grotte del Carso o sfidavano le Dolomiti come fratelli, ma quando la Storia bussò anche alla porta del circolo, qualche volta Caino tradì Abele fino alle estreme conseguenze: le fucilazioni, la Risiera di San Sabba, le foibe. Colpa delle paure quasi ancestrali, delle vendette, che coinvolsero i nostri padri e che essi non ci hanno raccontato; ed è forse anche per questo che sembrano ritornare inspiegabilmente alla luce. I componenti della nostra famiglia alpinistica si divisero soprattutto sul modo d’intendere il patriottismo e la convivenza con gli altri popoli, che alcuni chiamavano “allogeni” o “inferiori”. Così fu di loro e di alcuni dei loro figli - compreso l'autore - in un’Europa dove il passato stenta a togliere il disturbo. 

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