L'amore disperato di "Tristan und Isolde". Uno sguardo dietro le quinte del Verdi
«Qualcosa di terribile, capace di rendere pazzi gli ascoltatori». Sono le parole con cui Richard Wagner descrive il suo “Tristan und Isolde”, il dramma d’amore e morte d’ispirazione autobiografica, in scena al teatro Verdi dal 7 al 15 aprile. Un amore soprannaturale che nasce nell’ombra e sotto il segno della colpa, come quello vissuto dal compositore nel 1850. Condannato a morte per aver partecipato alle sommosse di Dresda, Wagner viene accolto e protetto dal banchiere svizzero Otto Wesendonck, innamorandosi di sua moglie Mathilde.
Come Tristano ama la sposa del suo mentore e padre adottivo, re Marke, Wagner si ritrova a vivere un amore che porta con sè un “parricidio”, e che lo porterà a fuggire nuovamente, stavolta a Venezia. È qui che accade l’incontro tra il cuore dilaniato del musicista, l’atmosfera delle notti veneziane e le ispirazioni culturali di un’epoca, tra cui la filosofia di Schopenhauer. In quelle notti, durante la composizione del secondo atto e del preludio del terzo, nasce quello che il critico Rubens Tedeschi definisce “l’inizio dell’estetica del decadentismo europeo”.
Il teatro Verdi mette in scena la potenza rivoluzionaria di “Tristan und Isolde” in un allestimento originale e inedito con le scenografie di Pier Paolo Bisleri, la regia di Guglielmo Ferro e i costumi di Virginia Carnabuci. L‘orchestra si esibirà alla guida del maestro Christopher Franklin in un atteso ritorno a Trieste. I tenori Bryan Register e Hans-Georg Wimmer e i soprani Allison Oakes e Ana Petricevic interpreteranno i ruoi di Tristano e Isotta.
Un'opera non solo nota per le innovazioni musicali ma anche per la sua popolarità. È opinione diffusa che Wagner sia un’autore per specialisti del settore, con un pubblico ristretto in confronto a quello di Verdi o Puccini. Tuttavia, la controversa intensità del legame tra Tristano e Isotta richiama un pubblico ampio, avvezzo agli accordi tonali e alle armonie classiche. Un’opera che “mette d’accordo tutti”, e il motivo lo chiediamo al direttore artistico Paolo Rodda: «È un capolavoro assoluto nei termini della storia del teatro musicale, non solo sintetizza tutto quello che c’è stato prima ma crea i presupposti imprescindibili per tutto quello che è stato composto dopo. Anche se la trama non è ricchissima di eventi, la musica e l’impatto emotivo sono così potenti da conquistare anche lo spettatore meno preparato».
L’asciuttezza ed essenzialità, per dare risalto alla ricchezza emozionale, si riflettono sull’impianto scenografico: «Questa è una produzione originale del teatro Verdi e non è mai stata portata in scena prima – precisa Rodda - Un’operazione complessa e impegnativa in termini di costi, ma che siamo orgogliosi di aver portato a termine perché conferisce prestigio al teatro».
Una scelta non priva di ostacoli in un periodo non facile per la cultura italiana ma, a quanto pare, garantire spettacoli originali e di qualità in tempi di austerity è difficile ma non impossibile: «Le soluzioni esistono – assicura il direttore artistico - anche se richiedono grande impegno. I risultati si percepiscono appena si entra in sala: il pubblico è ritornato. Nei primi quattro spettacoli di quest’anno abbiamo un trend superiore del 40% rispetto alla stagione 2015-2016. È un dato che ci conforta ed è in continuità con una crescita iniziata già l’anno scorso. Tenuto conto che i nostri finanziamenti sono molto bassi rispetto ad altri enti lirici in Italia, ci troviamo a dover operare delle scelte molto oculate nei casting. Una selezione approfondita per equilibrare i grandi nomi di sicuro richiamo e i giovani talenti. Oltre al fatto che abbiamo grandi risorse “in casa”, come i professionisti del nostro coro: quattro di loro hanno interpretato i tre genietti e la seconda dama nel Flauto Magico (Elena Boscarol, Simonetta Cavalli, Vania Soldan e Patrizia Angileri, ndr) con plauso della critica».
«Un altro fattore di grande richiamo – aggiunge Rodda - è far debuttare in un particolare ruolo artisti che non si sono mai esibiti in Italia. Molti di loro debuttano a Trieste per poi approdare ai grandi teatri come il Met portando con sè un bel ricordo di Trieste e del Verdi (siamo noti per essere un teatro accogliente). Significativi i casi di Marina Rebeka in “Norma” e di Antonino Siragusa nel Rigoletto. C’è poi un lavoro enorme di “talent scouting” tra i giovani cantanti che non hanno ancora alle spalle una carriera internazionale: questo ci permette di rientrare nel bilancio ma anche di dare grandi occasioni ai talenti sconosciuti di emergere».
«Noi allestiamo le audizioni qui – conclude - li chiamiamo sul nostro palco perché ha un’acustica particolare. Un lavoro che dà grandi emozioni, come è accaduto durante il Flauto Magico: ho ascoltato una ragazza di 23 anni inizialmente scritturata come prima dama, e ho capito che avrebbe interpretato un’eccellente Regina della Notte, come poi è stato. Mi ha ringraziato piangendo perché aveva realizzato il sogno di una vita».
“Tristan und Isolde” andrà in scena al Teatro Verdi dal 7 al 15 aprile, di seguito il calendario delle rappresentazioni:
Ven 07.04.2017 ore 19:00
Dom 09.04.2017 ore 15:00
Mar 11.04.2017 ore 19:00
Mer 12.04.2017 ore 19:00
Ven 14.04.2017 ore 19:00
Sab 15.04.2017 ore 15:00