“L’Italiana in Algeri” al Verdi: intervista con il mezzosoprano Chiara Amarù
Dal 25 maggio al 3 giugno sarà di scena al Verdi “L’italiana in Algeri”, dramma giocoso scritto da un Gioacchino Rossini ventunenne, per la direzione di George Petrou e la regia di Stefano Vizioli. La storia ha origine da un fatto di cronaca realmente accaduto nel 1805: il rapimento da parte dei corsari della signora milanese Antonietta Frapolli, poi portata nell'harem del Bey di Algeri Mustafà-ibn-Ibrahim e poi ritornata in Italia. Questa vicenda dà vita al personaggio di Isabella, che riuscirà a gabbare gli spasimanti indesiderati e fare ritorno al suo paese, con il fascino femminile e l’astuzia come uniche armi.
Sarà Isabella per la prima compagnia di canto Chiara Amarù, mezzosoprano palermitano applauditissimo nei ruoli rossiniani, che quest’anno festeggia i 10 anni di carriera. Già Oscar della lirica come miglior mezzosoprano nel 2013, ha cantato al Rossini Opera Festival, alla Scala e a Torino con l’Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI. Da ricordare anche la sua esibizione in concerto con Andrea Bocelli in occasione del premio Pavarotti d’oro 2010.
Una passione che nasce dalla prima infanzia, come racconta lei stessa: «Ho iniziato da piccolissima nel coro di voci bianche del teatro Massimo di Palermo, la mamma era in coro e il papà in orchestra. Ho studiato inizialmente con mia madre, poi al conservatorio Bellini e diverse masterclass in giro per l’Italia, dove ho conosciuto il mio attuale maestro di canto che è Sergio Bertocchi. La Scuola dell’Opera italiana di Bologna è quella che mi ha permesso di debuttare nella Cenerentola di Rossini. Da lì è iniziata la mia carriera, e ho potuto conoscere persone come il maestro Alberto Zedda».
Amo molto il personaggio di Isabella – continua Amarù -, come il Rossini buffo ama la scrittura contraltile che la caratterizza. Una donna molto sicura di sé, scaltra, coraggiosa che non si scompone mai e alla fine riesce a gabbare tutti e tre i protagonisti maschili. Richiede di certo una grande padronanza tecnica questo ruolo scritto da un Rossini 21enne. Una follia organizzata, come diceva Stendhal, tra le tre opere buffe più note (insieme alla Cenerentola e al Barbiere di Siviglia) è quella con il gioco linguistico, lessicale e musicale più sfavillante. Un perfetto capolavoro, che combina serietà e comicità, con densità drammaturgicamente differenti. Per me Rossini è stato amore a prima vista».
Una carriera, quella di Chiara Amarù, costellata da una varietà di ruoli da caratterista, per il quale sono stati indispensabili i suoi studi di gestualità musicale: «La parte attoriale è essenziale per questo repertorio, ho interpretato anche due ruoli maschili, Idamante nell’Idomeneo di Mozart a Bologna e Isolier ne Le comte Ory alla Scala, amo molto i ruoli en travesti perché li trovo molto aderenti alla mia vocalità, sarebbe un sogno nel cassetto quello di interpretare Tancredi. Per rimanere nei ruoli femminili, possiamo dire che anche Cenerentola, Isabella e Rosina, pur condividendo il registro e la vocalità, hanno caratteri del tutto diversi, quindi occorre versatilità».
«Caratterialmente mi sento più vicina a Cenerentola come persona – confessa il mezzosoprano -, perché sono una romantica e una sognatrice, ma mi ritrovo anche nella determinazione di Isabella e nel carattere frizzante di Rosina. Quest’ultimo poi cambia a sua volta perché quest’anno ho in programma molti Barbieri di Siviglia, tutti diversi».
Calendario rappresentazioni:
Ven 25.05.2018 ore 20:30
Sab 26.05.2018 ore 20:30
Dom 27.05.2018 ore 16:00
Mar 29.05.2018 ore 20:30
Gio 31.05.2018 ore 20:30
Dom 03.06.2018 ore 16:00