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Teatro

"Blue Man Group": gli effetti speciali dal volto umano trionfano al Rossetti (FOTO)

Tre mimi-musicisti-acrobati dalla pelle blu, un arsenale di giocattoli "hi-tech", tanta musica e un rapporto "fisico" con il pubblico. Un successo inarrestabile, 25 anni di repliche e solo due tappe in Italia

I tre generatori di meraviglia sono approdati anche in Italia. Per i celebri “Blue Man Group, solo due tappe nel Belpaese, una delle quali a Trieste, dal 22 al 26 novembre al Politeama Rossetti, che è apparso trasfigurato già dagli istanti precedenti l’inizio della prima: gli spettatori delle prime file intabarrati con impermeabili blu, i palchi tutti pieni, con i candelabri ricoperti da una grata protettiva, e fasci di luce semoventi su un pubblico tra 7 e i 70 anni di età.

Un pubblico, quello del Rossetti, già avvezzo alle percussioni degli “Stomp” e al teatro fisico dei “Momix”, ma non del tutto preparato a quello che stava per andare in scena. Già si sapeva dei tre mimi-percussionisti-acrobati con la pelle color blu elettrico, già viste nella locandina le percussioni che sprizzano vernice (da cui gli impermeabili) e quelle fatte di tubi in Pvc, disposte in un gigantesco organo. Già erano noti gli schermi mobili e interattivi che diventano smartphone oppure specchi deformanti. E sappiamo che nella realtà le due cose tendono a coincidere.

Eppure, nonostante internet ci fornisca anticipazioni su tutto, gli spettatori sono rimasti stupiti lo stesso perché quello dei “Blue man group” è uno spettacolo vivo, che si rinnova continuamente e aggiunge elementi sempre diversi da quelli anticipati in rete. Oggetti volanti non meglio identificati (da cui le grate sui candelabri), sculture di marshmallows realizzate al momento, gastroscopie (simulate) agli spettatori e regali inaspettati per tutti.

Ma neanche i trucchetti e l’effetto straniamento bastano a giustificare un successo planetario, quello che fa la differenza è il concetto dell’uomo blu, creato a New York 25 anni fa dal trio originale formato da Matt Goldman, Phil Stanton e Chris Wink. Questo unico personaggio tripartito si è poi moltiplicato fino all’attuale formazione che conta una cinquantina di elementi, distribuiti in compagnie fisse e itineranti in giro per il mondo. Un tema da cui sono nati quattro album, un libro (“Blue Man World”), e addirittura una scuola sperimentale, la “Blue School” con sede a Manhattan, che va dall’asilo alle elementari e insegna le discipline artistiche e i valori su cui si fonda la compagnia.

Un insieme di valori che nasce nel 1991 come reazione all’epoca degli “Yuppies” newyorkesi ed esprime il desiderio di un mondo meno ipocrita. Una visione globale espressa dal carattere dell’uomo blu quando interagisce (continuamente) col pubblico in sala, perché l’uomo blu è sempre curioso, meravigliato e puro, non parla e non sorride perchè non conosce quelle maschere sociali che permettono di fingere e comunica solo tramite gesti e creatività. Quando l’uomo blu estrae a forza uno spettatore dalla sua poltrona e lo porta sul palco si rivolge a lui con curiosità, meraviglia e purezza, e anche la persona più ritrosa diventa parte della performance. E più che a uno spettacolo si ha l’impressione di assistere a un esperimento sociale: la dimostrazione che tutti noi, se circondati da curiosità, meraviglia e purezza, diventiamo dei grandi performer.

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