In corsa da Trieste ad Atene: la "lunga marcia" di Giacomo Goina
Correrà da Trieste ad Atene per 42 giorni, ognuno dei quali percorrerà 42 chilometri. Avrà bisogno di un posto dove dormire, di mani abilitate ai massaggi sportivi e di una telecamera per ricordare quello che ha deciso di fare, e che probabilmente porterà a termine. Il ventottenne triestino Giacomo Goina (in arte Gigi Faina), partirà da piazza Unità il 17 aprile alle 10 per un viaggio chiamato “42x42 – born to run”, in questo momento ha una decina di giorni di tempo per trovare, tramite il crowdfunding, un camper con guidatore che lo segua nelle varie tappe, un videomaker che documenti l’impresa, e un fisioterapista “portatile” che permetta al corpo di recuperare in fretta dopo la quotidiana corsa di 42 chilometri. Chilometri che percorrerà in ogni caso: «Se non dovessi riuscire a trovare il mio team, partirò lo stesso: altri l’hanno fatto prima di me, da soli e con un carretto al seguito. Correrò 1800 chilometri lungo un tragitto che ripercorrerà la rotta balcanica all’incontrario. Ho scelto Atene per la sua forza simbolica che richiama il valore antico e universale della corsa».
Se è la benzina a far girare le ruote di un camper, alle gambe umane il nutrimento non basta: per 1800 chilometri occorrono forti motivazioni. L’intento è raccogliere delle donazioni online per MiTi, l’assocazione di volontariato, sport e cultura fondata in memoria del giovane sportivo Mitja Gasparo, spentosi a soli 24 anni per un terribile incidente stradale. Il fondatore della onlus è il padre, Dario Gasparo, il professore di Valmaura entrato nella top ten degli insegnanti italiani. Una parte delle donazioni andrà anche all’Unhcr, ossia l’Alto commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati.
Sarà possibile donare non solo alla pagina ufficiale di “42x42 – born to run”, ma anche “dal vivo”, all’evento “Buta un giro per Gigi” (sabato 8 dalle 16 in piazza Unità), una sorta di flash mob in cui Gigi compierà ben 110 giri della piazza: «Ho misurato e calcolato il percorso lungo gli edifici, sono 400 metri come una pista d’atletica. Per fare 42 chilometri dovrò percorrerla in tondo 110 volte e chi vorrà, letteralmente, pagarmi un giro, potrà donare 5 euro alla causa. Con 3 giri, una maglietta in omaggio».
Non si tratta di sola beneficenza, è una sfida con sè stessi che ha radici profonde: «Quando ero piccolo cercavo sempre di arrampicarmi sul muro del vicino – conclude Giacomo - probabilmente per vedere se dall’altro lato l’erba era così verde come dicono. Quando corro voglio ricordare tutte le persone che in vita loro hanno cercato di scavalcare un muro o hanno dovuto farlo, per necessità geografica o mentale, o solo per superare i propri limiti. Penso soprattutto ai miei genitori, entrambi istriani, il loro vissuto è anche il mio e per questo vorrei aiutare i profughi: c’è un po’di loro anche dentro di me».