rotate-mobile
TriestePrima

Verso la fase 3: va meglio del previsto? Parla l'epidemiologo Zorzut

Meno contagi e decessi, ora si va verso la fase 3, ovvero la convivenza con il virus.

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di TriestePrima

In Italia la curva cala velocemente e se continuasse così a fine giugno, teoricamente, potrebbero non esserci più nuovi casi o quasi e circa 20-30 giorni dopo si potrebbe verificare l'azzeramento dei decessi e quindi potremmo essere avviati ad una normalizzazione epidemica. Ovviamente le esigenze economiche del mondo produttivo e relative filiere seguono tempistiche differenti e richiedono un delicato compromesso tra epidemiologia e lavoro in modo da rendere il rischio epidemico accettabile e quindi creare i presupposti della FASE 3, la convivenza con il virus.

Un passo indietro

Il 4 maggio ha rappresentato l'unlock per una ripresa necessaria e inderogabile delle attività produttive, ma non perchè la curva epidemica lo giustificasse. Il Covid-19 ha14 gg di incubazione (8-10 di media) quindi il 18 maggio era il primo timing orientativo per vedere come evolveva la situazione e quindi procedere alla riapertura e alla mobilità individuale quasi completa, poi puntualmente avvenuta. Il distanziamento sociale, l'uso delle mascherine associati all'applicazione delle rigorose linee guida INAIL nei vari campi di attività sta dando risultati positivi. Il virus compie milioni di miliardi di repliche al giorno e spesso commette errori che sotto la pressione selettiva vengono soppressi oppure vengono assimilati come vantaggiosi. Va anche detto con molta chiarezza che al di la delle speculazioni ed interpretazioni virologiche i risultati sono di fronte a tutti. Sono calati moltissimo gli accessi al Pronto Soccorso, le chiamate al 118 i ricoveri ed in modo ancora più radicale i ricoveri in terapia intensiva. Questo indica che il virus è probabilmente già differente rispetto a quello che circolava all'inizio dell'inverno. Si è evoluto, rimanendo contagioso ma riducendo di molto la virulenza e la letalità e quindi adattandosi all'ospite.

Il virus

Nessun virus, batterio o parassita ha interesse a sopprimere l'ospite perchè porta all'autoestinzione. La cosa non esclude, ma si integra con la possibilità dell'harvesting (mietitura) cioè che il virus abbia colpito le persone più fragili accelerandone l'exitus e che ora ci siano meno suscettibili di questo tipo nella popolazione generale. Questo indirettamente conferma l'utilità della quarantena perchè ha evitato il contagio di massa in un momento in cui il Covid, ancora selvaggio, era non solo contagioso ma anche altamente letale. A fine febbraio e prima metà di marzo l'incremento dei casi era esponenziale ed in crescita incontrollata. Si è impedito un numero di decessi che sarebbe potuto essere drammaticamente maggiore. Il vaccino quando finalmente e se, nel 2021, sarà pronto e autorizzato, dovrà fare i conti con le capacità produttive che determineranno una inevitabile ridotta distribuzione, costi molto elevati, precedenze e rivalità tra nazioni che rallenteranno di molto un impiego su larga scala e i Paesi poveri non riusciranno ad acquistarlo. Le probabilità però che per allora sarà inutile sono elevate, stante l'andamento attuale, per due ottime ragioni non in contrasto tra loro: il virus muta presentando sulla superficie antigeni differenti nel tempo e quindi non si riesce a fare un vaccino stabile nei confronti del Covid-19, oppure il virus scompare come patogeno umano, tornando ad infettare solo mammiferi, possibilità altamente probabile e prevedibile, fino al prossimo, periodico, riassortimento virale che avverrà come sempre nelle regioni meridionali della Cina.

Il tasso di riproduzione

Il tasso netto di riproduzione che indica la capacità di dare casi secondari, come ormai si sa, deve essere R0<1. Il Covid-19 ha un R0=2-3 ed ora è sceso sotto 1. Giusto per informazione completa quando si valuta il tasso su una popolazione non più vergine immunologicamente, come nel nostro caso, dove l'andamento naturale è stato modificato con la quarantena R0 diventa Rt. R0 non è un numero assoluto, ma il risultato di stime e calcoli empirici sulla base delle conoscenze disponibili in quel momento e viene valutato retrospettivamente, misurando la velocità di crescita del numero di infetti, giorno dopo giorno, ed è influenzato da molte variabili quotidiane. A livello nazionale l’R0 si è stabilizzato intorno allo 0,50-0,60 ma cambia ogni giorno in funzione anche di focolai di entità modesta come quelli verificatesi in Molise o in Umbria o Val d'Aosta che però non sono in grado di modificare numericamente la prospettiva d'insieme che si ripete al momento appare buona. La Lombardia rimane un problema, i dati complessivi anche se i calo, sono comunque più alti di quelli nazionali. La pandemia ha velocità e tempi differenti nelle varie nazioni, addirittura nelle varie regioni, e quindi il timore di casi di ritorno rimarrà ancora elevato per parecchio tempo, posto che dal 3 giugno le frontiere con i Pesi UE saranno riaperte. Inoltre non si deve trascurare un altro fattore che sarebbe potuto essere potenzialmente critico. All'inizio della pandemia i servizi vaccinali sono stati adattati/sospesi in funzione della circolazione locale virus e delle misure quarantenarie in atto. Nel mese di aprile le vaccinazioni dell'obbligo sono riprese seguendo il calendario vaccinale vigente, dando priorità al recupero delle vaccinazioni non effettuate.

Una sintesi

In sintesi è una FASE 2 iniziata con notevoli incognite e preoccupazioni a cui mancavano 3 passi preliminari fondamentali, che avrebbero dovuto precederla:
1. i test sierologici per la ricerca delle IgG, indifferentemente se tramite prelievo di sangue o attraverso il più semplice ed economico “pungidito”,
2. la geolocalizzazione dei contatti degli infetti tramite un' App che utilizzi la tecnologia Blutooth come Immuni o similari scaricata su smartphone
3. la riapertura in base alla differenziazione geografica derivante dal differente rischio epidemico, decrescente da Nord al Centro e al Sud con le isole (le tre Italie). Posto che la misurazione di infetti, decessi e ricoveri va monitorata ogni giorno, le cose stanno andando meglio del previsto e le prossime settimane saranno decisive per comprendere l'evoluzione definitiva dell'epidemia e del progresso della FASE 2 verso la FASE 3, quella della convivenza con il virus e del pieno ritorno alla vita normale, anche se con precauzioni, ma con un ottimismo oggettivo dato degli indicatori.

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Verso la fase 3: va meglio del previsto? Parla l'epidemiologo Zorzut

TriestePrima è in caricamento