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Dal Giappone a Trieste in sella alla sua bici, l'incredibile viaggio di Lorenzo

Lorenzo Baccifava è arrivato negli scorsi giorni nel capoluogo regionale dopo una pedalata di circa 18 mila chilometri, interrotta solo in Romania a causa del virus. La storia di un viaggio epico

È partito da Sapporo, in Giappone, il 14 giugno dell'anno scorso in sella alla sua bici, caricata con quasi 90 chili di bagagli. Dopo un anno e 18mila chilometri di viaggio, con pausa forzata in Romania a causa del CoViD 19, il trentunenne Lorenzo Baccifava è arrivato a Trieste. Marchigiano d'origine, prima di rientrare nel suo paese di residenza (Montecosaro, in provincia di Macerata) Lorenzo ha fatto tappa nel capoluogo giuliano, che ama particolarmente e che visita spesso per andare a trovare il fratello, da anni stabile in città. Un percorso entusiasmante e non privo di imprevisti, una di quelle storie che testimoniano l'importanza dello sport come strumento per infrangere la propria comfort zone e i confini tra i popoli nel senso più stretto, per arrivare a vivere sulla propria pelle luoghi e culture apparentemente irraggiungibili.

Dal Giappone all'Italia in bici: il viaggio

Il viaggio di Lorenzo parte appunto dall'estremo nord del Giappone, che la sua bici attraversa per intero in circa tre mesi, fino ad arrivare in Corea del Sud. Da qui il traghetto per la Cina, forse la tappa più entusiasmante. “Ho campeggiato e dormito sulla muraglia cinese – spiega -, impresa non facile, che è stata possibile grazie all'aiuto di una persona del luogo. In Cina ho trovato un'ospitalità e un calore che raramente ho trovato in altre parti del mondo”. Dopo un mese e mezzo in Cina, il ciclista è arrivato alle lande della Mongolia con i suoi deserti, poi in Siberia, fino al lago Baikal, e dopo tre mesi in Russia il rientro in Europa. 

Lorenzo Baccifava-3

Sopravvissuto ad un tifone in Cina

“Ho visto mondi e culture completamente diverse tra loro ma ugualmente fantastiche – racconta Baccifava -. Ci sono cambiamenti enormi tra Giappone, Corea, Cina e Mongolia. Il Giappone è altamente tecnologico, pulito e forse con la cultura più distante dalla nostra, ho iniziato da lì per assaporare la differenza. La Corea è più occidentalizzata e con la Cina ho scoperto un paradiso di cultura, ospitalità ed emozioni infinite nonostante i problemi. Qui sono anche sopravvissuto a un tifone. La Mongolia è stata un 'trauma paesaggistico' perché ho attraversto il deserto del Gobi anche se via strada e non 'offroad' (fuoristrada ndr). Qui mi sono goduto la cultura mongola nomade, che è fantastica”.

Il lockdown in Romania

La Russia, a fine 2019, è stata la tappa più prolungata, da ottobre a gennaio, pedalando a temperature fino a -30 gradi. “Piena di ospitalità, vodka e cene natalizie infinite, tanto che era sempre difficile ripartire per la tappa successiva”, e poi nei primi mesi del 2020 la piaga del Covid, ha costretto Lorenzo a uno stop forzato di tre mesi. Una fortuna nella disgrazia, tuttavia, perché il lockdown è arrivato proprio quando lui si trovava in Romania, dove abita il padre. “Avrei potuto trovarmi in un paese sconosciuto – racconta -, sarebbe stato molto peggio. Per fortuna in Romania è stato meno traumatizzante rispetto all'Italia. Lì eravamo sotto i 20mila casi ma il lockdown è stato molto severo, c'era il coprifuoco, come una sorta di ritorno alla mentalità comunista sovietica”.

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L'arrivo nella nostra città

Poi l'approdo a Trieste, nei giorni scorsi, in un'Italia in fase 3 che ricomincia a respirare nonostante le profonde ferite, e in una regione poco colpita come il Friuli Venezia Giulia. Resta il tragitto fino alle Marche, che appare tuttavia una passeggiata rispetto a quanto fatto finora. Niente di nuovo per Lorenzo, che è ormai avvezzo questo tipo di viaggi: “Da quattro anni riesco ad alternare il mio lavoro nell'ambito della ristorazione ai viaggi. Per alcuni mesi lavoro e il resto dell'anno giro il mondo in bici, che è la mia passione da sempre. Ho fatto anche il cammino di Santiago di Compostela, e un'altra volta dalle Marche a Capo Nord. Questo stile di vita è essenziale alla mia pace mentale”. 

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