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Il SIULP sulla sparatoria di Opicina: "Servono uomini"

Il SIULP esprime forte preoccupazione per la situazione afferente l’organico della Polizia di Stato nella Provincia triestina. La recente sparatoria "dimostra ancora una volta come il controllo del territorio non può essere semplicemente devoluto alle telecamere di sicurezza"

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di TriestePrima

Il SIULP esprime forte preoccupazione per la situazione afferente l’organico della Polizia di Stato nella Provincia triestina. La recente sparatoria - nel sempre più preso di mira abitato di Opicina – dimostra ancora una volta come il Controllo del Territorio non può essere semplicemente devoluto alle telecamere di sicurezza, agli steward urbani, ai pur lodevoli volontari, ma deve passare attraverso il rafforzamento dei presidi che già insistono sul territorio di tutto l’altopiano carsico. Il Comm.to esiste, lavora, ma è in forte sofferenza di organico così come lo sono tutti i plessi della provincia. Purtroppo i dati ufficiali forniti dalla Questura di Trieste sono implacabili ed indicano un saldo negativo di 86 Colleghi in meno dal 2003. Quiescenze, trasferimenti e proscioglimenti hanno determinato una costante negativa nell’organico dei Poliziotti che è inveramente proporzionale alle odierne necessità di Sicurezza della collettività. Anche qui i recentissimi dati sciorinati dal Settore di Polizia di Frontiera palesano che il numero dei migranti irregolari in ingresso nel corso del 2018 è triplicato (sic!). Il prossimo futuro vedrà la Polizia triestina perdere una quarantina di Operatori che nel corso dell’anno se ne andranno in pensione e seppur crediamo che sia in atto un’inversione di tendenza rispetto al passato, abbiamo serie difficoltà a pensare che ci sarà il turn over del 100%. L’Altopiano ha invece bisogno qui ed ora, così come ha bisogno la Città di professionisti della sicurezza, di regole chiare, procedure condivise, accordi bilaterali rafforzati, maggior coinvolgimento e sinergia di tutte le Istituzioni preposte alla tutela della Sicurezza e dell’Ordine Pubblico. Diversamente opinando scivoleremo nel far west dove assisteremo al proliferare dell’acquisto di armi. La legittima difesa è un terreno estremamente delicato, l’uso dell’arma deve essere lasciato ai professionisti del settore. Gli Allievi Agenti nelle Scuole di Polizia passano sei mesi a prendere confidenza con l’arma, attraverso continue sessioni di tiro, norme di sicurezza, ordinamento e legislazione che viene loro somministrata da Istruttori e Funzionari con una pluridecennale esperienza. Solo alla fine del corso di ben sei lunghi mesi, la pistola viene consegnata in mano ai Colleghi previo superamento di un esame afferente plurimi profili di competenza, capacità e maneggio in sicurezza. Possedere un’arma, come hanno dimostrato i fatti, non garantisce la salvezza, serve invece una robusta iniezione di Poliziotti giovani sul campo. Energie fresche che non potranno mai essere sostituite da macchine, occhi elettronici, o qualsivoglia succedaneo tecnologico.

Il Segretario Provinciale Generale dott. Fabrizio Maniago

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