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Serracchiani nel Giorno del Ricordo: "Davanti alle Foibe silenzio e preghiera"

Trieste, 10 febbraio - "Noi qui oggi ricordiamo i morti: credo che il modo migliore per farlo sia il silenzio. Il silenzio e la preghiera". È quanto ha dichiarato la presidente della Regione Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani a margine della celebrazione del Giorno del Ricordo al Monumento nazionale della Foiba di Basovizza, alla presenza di autorità civili, militari e religiose e con una folta rappresentanza di parlamentari, consiglieri regionali e cariche istituzionali.

Il Governo era rappresentato dal sottosegretario agli Esteri Benedetto Della Vedova che, secondo il protocollo, ha preso la parola dopo il sindaco di Trieste Roberto Dipiazza e il presidente del Comitato Martiri delle Foibe e della Lega Nazionale Paolo Sardos Albertini. Con la presidente Serracchiani era presente l'assessore regionale alla Cultura Gianni Torrenti.

"Io vengo qui da tanti anni, non è questo il mio primo anno, a differenza di qualcuno. Quindi ho già scelto da che parte stare, so già qual è la verità - ha affermato Serracchiani al termine della cerimonia -. Le parole forti che sono state dette oggi sono parole importanti". Il sottosegretario Della Vedova, nel suo discorso, ha ricordato "le orribili sofferenze patite sul confine nordorientale al termine delle ostilità della Seconda Guerra Mondiale". "Conosciamo - ha detto il rappresentante del Governo - le troppe storie di connazionali gettati vivi nelle foibe, fatti brutalmente annegare o barbaramente uccisi e tra questi anche valorosi partigiani della Resistenza antifascista".

Della Vedova ha anche stigmatizzato "il silenzio insopportabile calato in Italia su questa vicenda" per decenni. "Una memoria a lungo negata", ha detto il sottosegretario, mentre l'importanza della giornata di oggi "è quella di ricordare che queste cose sono accadute, potrebbe accadere e dobbiamo lavorare insieme perché non accadano mai più. E in questo l'Unione Europea, che ha stemperato i confini e abbattuto i recinti e i muri, è una garanzia".

Il presidente della Lega Nazionale Paolo Sardos Albertini, dopo aver rievocato il primo omaggio dello Stato italiano alla Foiba di Basovizza, nel 1991 con il Presidente della Repubblica Francesco Cossiga, ha ricordato che "da quel momento tante cose sono cambiate, di strada se n'è fatta. Ciò non toglie - ha aggiunto - che tanta c'è da fare". In particolare Sardos si è detto pronto ad adoperarsi nei prossimi anni per il coinvolgimento delle vittime slovene e croate del regime di Tito quale "contributo per costruire un futuro di pacificazione".

Nel suo discorso ufficiale il sindaco Dipiazza ha evocato "la lunga scia di sangue tracciata dai partigiani di Tito con un eccidio di massa", ricordando alcune figure emblematiche che hanno patito il martirio, come la giovane Norma Cossetto e don Bonifacio. In precedenza, l'arcivescovo di Trieste monsignor Giampaolo Crepaldi aveva officiato una messa nella cui omelia aveva giudicato "sconfortante e sconcertante che qualcuno coltivi l'ideologia balzana e balorda nel negazionismo" sulla verità storica delle Foibe.

La cerimonia, apertasi con l'alzabandiera e l'esecuzione dell'Inno nazionale, ha visto la deposizione di corone d'alloro al Sacrario che ricorda le vittime dell'inghiottitoio da parte dei rappresentanti del Governo, della Regione - con la presidente Serracchiani - e del Comune di Trieste. Tra i momenti più toccanti della fredda mattinata di Basovizza la consegna dei riconoscimenti della Presidenza della Repubblica ai congiunti di alcune vittime dell'odio: Attilio Benvenuti, Rinaldo Celato, Giovanni Clemente e Giuseppe Rasura. Le medaglie del Capo dello Stato in memoria dei martiri sono state porte ai parenti dal sottosegretario Della Vedova.

ARC/PPH/ppd



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