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«25 aprile giorno di lutto per la Venezia Giulia»

Lo afferma in una nota il consigliere regionale di Forza Italia Rodolfo Ziberna

«Il 25 aprile in tutto il Paese si festeggia la Liberazione dal giogo nazifascista, resa possibile grazie anche al generoso apporto e sacrificio di tanti uomini e donne che, imbracciando il fucile o collaborando nei più svariati modi, aderirono a quella lotta partigiana che combatté per affrancare l’Italia dal servaggio delle dittature nazifascista, che condanniamo. Nella Venezia Giulia, diversamente che nel resto del Paese, in questi giorni del ’45 non vi è stata alcuna liberazione, bensì una terribile e brutale occupazione delle truppe comuniste del maresciallo Tito, ancor più condannabile perché avvenuta a guerra finita e per giunta su cittadini inermi».

Lo afferma in una nota il consigliere regionale di Forza Italia Rodolfo Ziberna.

«Se non fossero entrate le truppe titine - continua Ziberna - , Gorizia sarebbe stata realmente liberata da quelle neozelandesi (ed allora sì che avremmo festeggiato la liberazione, come nel resto del Paese!), che invece furono rallentate dai titini proprio per poter vantare diritti di occupazione al tavolo dei vincitori, che come noto avrebbero voluto occupare la Venezia Giulia sino al Tagliamento. Per snazionalizzare rapidamente Gorizia e per soffocare sul nascere ogni tentativo di ribellione dal 2 maggio iniziò il rastrellamento di tutti coloro (furono ben 665!) che potevano rappresentare un pericolo per le aspirazioni annessionistiche di Tito».

«Tra questi - continua la nota -  la burocrazia goriziana e chi aveva manifestato con eccessivo entusiasmo la propria italianità. Tra i tanti citiamo anche due noti esponenti della Resistenza non comunista, il socialista Licurgo Olivi e l’azionista Augusto Sverzutti. Queste vittime onoreremo, insieme alla associazione delle famiglie delle vittime di deportazione a guerre finita, il prossimo 3 maggio al Parco della Rimembranza. Il 25 aprile questo rappresenta per i goriziani e per tutti i giuliani, e non certo la liberazione, che invece avverrà dopo i cosiddetti “quaranta giorni di terrore”. Tanto rispettiamo ed onoriamo quei partigiani che combatterono per la libertà, quanto condanniamo quei partigiani che invece combatterono per asservire la Venezia Giulia allo straniero e sanguinario regime comunista titino».

«Noi crediamo - spiega -  che anche da parte dell’ANPI locale ci debba essere una presa di coraggio, come in altre ANPI italiane,Ziberna nell’interesse dei tanti partigiani che nulla hanno a che spartire con quei partigiani italiani che, invece, tradirono e vendettero l’Italia ed il popolo italiano, per obbedire agli ordini degli allora vertici comunisti di collaborare con i “fratelli” titini contro gli interessi dell’Italia. A Padova l’associazione degli esuli giuliano dalmati (ANVGD) e l’associazione dei partigiani (ANPI) hanno promosso congiuntamente una iniziativa pubblica al fine di riconoscere le reciproche tragedie e responsabilità. Iniziativa analoga fu promossa alcuni anni prima a Gorizia dal presidente della minoranza linguistica slovena Livio Semolic (SKGZ) e dal sottoscritto, nella sua veste di presidente dell’ANVGD e della Lega Nazionale. Solo se prevarrà questo spirito anche nell’ANPI locale si riusciranno a superare quegli steccati, quelle sterili polemiche che qualcuno ha evidentemente interesse a mantenere inalterati, o semplicemente non ha la forza e capacità di abbattere».

«Invece stiamo assistendo - sottolinea Ziberna -  ad una ANPI nazionale che addirittura propone la abrogazione della legge istitutiva del Giorno del Ricordo. Rispettiamo pertanto i sentimenti di tutti coloro che, in diversa misura, hanno subito torti o violenze dai regimi. In primo luogo la comunità ebraica, che ha pagato duramente con milioni di vittime la ferocia dell’uomo sull’uomo. Ma anche la comunità slovena, che ha subito tentativi di snazionalizzazione in questa area di confine, anche con inammissibili atti di violenza e soprusi. Siamo vicini e solidali con queste vittime e le loro famiglie».

«Va rispettato – e noi lo facciamo conclude – chi individua nel 25 aprile la festa della liberazione, ma parimenti va rispettato anche chi, come noi, associa il 25 aprile non già ad una liberazione, bensì alla brutale e sanguinaria occupazione comunista. Un ultimo pensiero va a tutte le vittime delle guerre ed a tutti coloro che sono caduti solo per amor patrio ed ai nostri militari che oggi nelle zone più calde e rischiose del mondo presidiano la pace e difendono vite umane. Tra essi i nostri eroi, i marò Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, da troppo tempo in terra straniera, mentre il governo italiano latita».

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