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Femminicidio, Serracchiani e Panariti: «Impegno per spezzare catena drammi»

L'assessore: «Serve un profondo cambiamento della mentalità maschile, lavoriamo su interventi e percorsi rivolti agli uomini maltrattanti»

«Spezzare questa interminabile catena di tragedie che covano nelle famiglie ed esplodono superando ogni limite deve diventare un imperativo per tutti, dalle istituzioni ai cittadini e, in generale, all'opinione pubblica. La Regione si impegna a sostenere in modo adeguato le strutture, come i centri antiviolenza, che svolgono un ruolo fondamentale in aiuto delle donne». Lo ha affermato la presidente della Regione, Debora Serracchiani, esprimendo cordoglio e doloroso sconcerto per l'uccisione della giovane donna avvenuta in centro a Gradisca d'Isonzo, accoltellata dal marito, presente in casa il figlio di 8 anni.

Per Serracchiani, «giustamente ha ricordato il ministro dell'Interno, Minniti, che la violenza sulle donne continua a costituire un elemento di particolare preoccupazione e inaccettabilità. Oltre che sugli aspetti legislativi - evidenzia Serracchiani - c'è grandissimo bisogno di intervenire su cultura e dimensione sociale, ricucire una trama in cui il filo del rispetto tra uomini e donne sia rinsaldato. Occorre tessere questo filo nelle famiglie, a scuola, nelle istituzioni, negli ambienti di lavoro e nelle occasioni sociali, anche in quelle virtuali. La politica ha in questo una notevole responsabilità e deve ritornare ad essere esempio, attraverso i fatti ma anche attraverso la pratica di un linguaggio rispettoso della dignità di uomini e donne».

Coì si esprime invece l'assessore Loredana Panariti: «Ni una màs! ci eravamo dette tempo fa. Non sarebbe dovuto succedere mai più. E invece Migena Kellezi è morta, oggi a Gradisca. Un assassinio che si iscrive invariabilmente nell'ambito dei femminicidi, un crimine che si aggiunge a quello di migliaia di donne assassinate. È la radiografia della mascolinità più primitiva, quella che offende, aggredisce e dilania la società". A constatare quanto "ci sia bisogno di costruire tra tutti una mascolinità senza violenza e anche senza impunità»

«Stiamo provando a contribuire ad un cambio culturale e di mentalità con una legge regionale che ipotizza interventi e percorsi rivolti agli uomini maltrattanti: sarà importante - sottolinea Panariti - che questi percorsi rivolti agli uomini siano paralleli ma separati, con divieto esplicito di ricorso alle tecniche della mediazione familiare. Le donne non devono più essere indotte a fare la pace perché non c'è litigio, gelosia, disoccupazione o altro momento difficile che giustifichi: chi maltratta è un violento, chi uccide un assassino».

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