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Lavoro transfrontaliero, Uil: «Troppi ostacoli all'emersione del lavoro nero»

«Per favorire l’emersione serve normare correttamente la legislazione sul lavoro, quella sulle prestazioni sociali e sulla fiscalità; altrimenti non si creano le condizioni per la costruzione di un rapporto regolare»

Non solo le disparità nelle condizioni di accesso al mercato del lavoro, ma anche le discriminazioni e disuguaglianze di trattamento nei settori delle prestazioni di sicurezza sociale e della fiscalità si pongono come ostacoli all’emersione del lavoro nero tra i frontalieri.
Migliaia di persone che ogni giorno varcano i confini di Croazia e Slovenia per recarsi da casa al lavoro in Italia, fronteggiando una serie di difficoltà concrete talvolta provocate o acuite dalle legislazioni dei diversi Stati.
Il fenomeno è difficilmente quantificabile, ma si stima che siano circa 10 mila i lavoratori frontalieri che quotidianamente vengono a lavorare in Friuli Venezia Giulia da Slovenia e Croazia.
Il fenomeno riguarda anche cittadini italiani che si sono trasferiti dai comuni della provincia di Trieste oltreconfine in Slovenia (un migliaio negli ultimi anni) e che continuano a lavorare in Friuli Venezia Giulia. E a loro si devono aggiungere anche tutti i lavoratori che, viceversa, dall’Italia si spostano verso i Paesi confinanti.

«Storicamente i lavoratori frontalieri sono prevalentemente occupati in nero. In prevalenza nel settore domestico (colf e badanti), ma anche nell’edilizia e nell’agroalimentare, nel commercio e turismo; nella navalmeccanica. , introduce il tema Michele Berti, del Dipartimento Internazionale della Uil Fvg, spiegando lo scopo di una serie di incontri organizzati dalla Uil in collaborazione con i sindacati sloveni e croati nell’ambito del progetto Euradria 2017, finanziato dal programma EaSI 2014-2020, tra Friuli Venezia Giulia, Slovenia e Croazia.

Dopo un incontro tenutosi nei mesi scorsi con l’assessore regionale al Lavoro Loredana Panariti, in cui sono state affrontate una serie di questioni legate alla gestione del mercato del lavoro italiano e, in particolare, alle sue condizioni di accesso, ieri mattina nella sede dell’Enfap di via San Francesco d’Assisi a Trieste, gli esperti si sono confrontati sul tema dell’applicazione del regolamento Ue di sicurezza sociale. Tra loro anche una funzionaria dell’Inps nazionale, Rosa Maria Morrone.
Nel corso della mattinata sono stati analizzati, con una serie di casi emblematici, alcuni dei problemi in tema di sicurezza sociale che concretamente affliggono i frontalieri. Sul tavolo sono stati portati anche alcuni esempi di best practice e si sono ipotizzate alcune possibili soluzioni ai problemi.

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