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Carcere, Garante dei Detenuti: «Situazione critica: carenza di personale e sovraffollamento»

«Auspicabile sarebbe il ricorso a misure alternative. Auspicabile sarebbe l’incremento dell’organico del personale che a vario titolo opera all’interno dell’Istituto»

Il 19 settembre ricorreva il bicentenario del Corpo di Polizia Penitenziaria e anche a Trieste si è tenuta la celebrazione della ricorrenza nel corso della quale sono stati evidenziati i dati relativi alla locale realtà detentiva.

«La Casa Circondariale di Trieste ha una capienza regolamentare di 139 detenuti ma le persone ivi ristrette – alla data del 21 settembre – erano 220; il 61% circa delle persone private della libertà sono stranieri e appartengono a 30 diverse nazionalità. A fronte del numero sempre più elevato di persone ristrette sempre minore è il numero di appartenenti al Corpo della Polizia Penitenziaria che vede 30 unità in meno rispetto alle 147 previste. Polizia Penitenziaria che, oltre agli intuitivi compiti di sicurezza, effettua le traduzioni di detenuti – negli ultimi 12 mesi ce ne sono state 1.113 – che comprendono anche l’accompagnamento delle persone private della libertà presso i luoghi di cura esterni, cura le notifiche domiciliari di atti giudiziari – 491 sempre negli ultimi 12 mesi –, procede alle immatricolazioni di nuovi giunti – 587 - e alle scarcerazioni e ai trasferimenti ad altri istituti – complessivamente 574 –. Al Corpo è demandato anche il compito di campionatura del DNA di tutte le persone sottoposte a regime detentivo e partecipa alle attività trattamentali» ha dichiarato la Garante dei Detenuti.

«Attività trattamentali finalizzate ad assolvere importanti aspetti della pena: la rieducazione del condannato e “agevolare” il suo reinserimento sociale. Evidente è la situazione di criticità che si vive nella Casa Circondariale dovuta ad una serie di elementi: carenza di personale – sia nel settore della Polizia Penitenziaria, sia nel settore amministrativo: pensiamo al numero degli educatori, 3, a fronte di una popolazione ristretta di 220 persone; numero elevatissimo di persone ristrette, ben 81 in più rispetto al numero regolamentare; presenza di un’altissima percentuale di persone straniere con tutte le difficoltà che ciò comporta: di comunicazione - per carenze linguistiche -, di culto religioso, di regole sociali e di convivenza differenti, per fare alcuni esempi; considerevole presenza di persone tossicodipendenti e di persone con problemi psichiatrici anche importanti che rendono esasperante la convivenza con le altre persone private della libertà ma anche il lavoro della Polizia Penitenziaria. Nel contesto così descritto non si può che sottolineare come la situazione, nella Casa Circondariale di Trieste, sia critica e, di difficile attuazione, sia la possibilità di dare corretta esecuzione alle attività trattamentali compromettendo la rieducazione del condannato oltre che il quotidiano vivere all’interno dell’Istituto».

«Auspicabile sarebbe il ricorso a misure alternative alla custodia cautelare in carcere e l’accesso a misure alternative all’esecuzione della pena una volta definitiva la sentenza, confidando che la riforma dell’Ordinamento Penitenziario possa trovare celere ed efficace attuazione. Auspicabile sarebbe l’incremento dell’organico del personale che a vario titolo opera all’interno dell’Istituto».

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