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Liberazione, Bolzonello: «Oggi si celebra Italia libera»

«Ricordiamo le donne e gli uomini che hanno scelto di sacrificare la loro vita per regalarci quella libertà che oggi qualcuno dà per scontata»

«Il 25 aprile rappresenta per l’Italia la fine di un incubo, la fine di un periodo storico in cui i diritti sono stati cancellati in nome di una follia chiamata fascismo». Sergio Bolzonello, candidato del centrosinistra alla presidenza del Friuli Venezia Giulia, ricorda nel giorno in cui si celebra la liberazione, i valori della resistenza: «Di donne e uomini che hanno scelto di sacrificare la loro vita per regalarci quella libertà che oggi qualcuno dà per scontata. Oggi viviamo in un’epoca in cui si vogliono costruire muri, in cui il diverso è il male, in cui il confronto pubblico è troppo spesso inquinato dall’odio, quello stesso odio che molti sfogano con veemenza sui social, un esempio arriva dagli aberranti auguri di morte rivolti sui social a Giorgio Napolitano a cui invece faccio i migliori auguri di pronta guarigione».

«Oggi - rimarca Bolzonello - dobbiamo celebrare la liberazione, quella lotta per la libertà che i partigiani hanno saputo e voluto condurre con orgoglio e determinazione. Non possiamo prescindere da quei valori che rappresentano la base della nostra democrazia, quella democrazia che sembra sempre più in difficoltà per colpa di chi preferisce cavalcare la paura e l’odio. Non possiamo pensare di arrenderci, dobbiamo continuare a rappresentare i valori di giustizia e pace che sono i valori alla base della Repubblica. Siamo un paese forte, che ha sempre dimostrato di avere coraggio e penso che in Friuli Venezia Giulia questo orgoglio sia ancora più forte perché qua abbiamo dimostrato che il passato non è fatto di muri che si costruiscono, ma di muri che si abbattono».

«Serve coraggio - spiega Bolzonello - e la liberazione è un qualcosa che bisogna avere la forza di celebrare tutti i giorni. Non è un dono, è una conquista e serve determinazione per difenderla. Ricordiamo la nostra storia, ripensiamo alle “scarpe rotte” di quelle donne e quegli uomini che purtroppo il tempo ci sta portando via. Studiamo e cerchiamo di capire cosa significa tornare indietro, rinunciare ai nostri diritti, alla nostra democrazia, alla nostra libertà. Guardiamo indietro per guardare avanti, per pensare ad un paese migliore, basato sulla solidarietà, per i nostri figli che meritano di non aver paura» conclude.

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