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Migranti, Serracchiani: «Ok a Centro permanente per il rimpatrio a Gradisca chiudendo il centro accoglienza»

Torrenti: «Cpr sono diversi dai Cie per numero ridotto di persone ospitate e per la fluidità nelle operazioni di rimpatrio garantita dagli accordi con i paesi di origine

Disponibilità all'apertura di un Centro permanente per il rimpatrio (Cpr) a Gradisca d'Isonzo (Gorizia) ma a determinate condizioni: la prima è quella della contestuale chiusura del Centro accoglienza per richiedenti asilo (Cara) ivi esistente e che attualmente ospita 480 immigrati; in secondo luogo, l'impiego per il controllo del Cpr di Forze dell'ordine che non siano già impegnate nella sicurezza del territorio che, anzi, dovrà essere maggiormente presidiato; infine, oltre al rispetto dei numeri prefissati e alla rapidità dei rimpatri, il personale operante all'interno del Cpr dovrà fornire tutte le garanzie professionali e le competenze che la situazione richiede.

Questi i concetti espressi dalla presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani, sull'ipotesi dell'apertura di un Cpr a Gradisca d'Isonzo. «Noi abbiamo dato la nostra adesione al piano del ministro Minniti - ha ricordato la presidente - in quanto con grande senso di responsabilità siamo consapevoli che ognuno deve fare la propria parte».

Di un radicale cambio di passo compiuto da questo Governo rispetto al passato ha parlato anche l'assessore regionale alla solidarietà, Gianni Torrenti, il quale ha sottolineato come i Cpr rappresentino una soluzione radicalmente diversa rispetto ai precedenti Centri di identificazione e espulsione (Cie) per numero ridotto di persone ospitate e per la fluidità nelle operazioni di rimpatrio garantita dagli accordi con i paesi di origine. «Una dinamica che prima con i Cie - ha spiegato Torrenti - rischiava di diventare una sorta di detenzione, con tutti i risvolti negativi sul piano umanitario e della sicurezza che l'organizzazione dei Cpr andrà ad evitare».

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