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Giovedì, 28 Marzo 2024
Politica

Addio alla "Sala matrimoni": la Lega le cambia nome. Tuiach ironizza: «Sala "culimoni"»

Una mozione poco dibattuta perché Forza Italia e Partito democratico erano usciti dall'Aula e il vicesindaco Pierpaolo Roberti ha dichiarato che la «Giunta fa propria la mozione»

«Non avrei voluto scrivere questa mozione, ma si è arrivati a questo punto perchè c'è stata una sentenza del Tar; un maldestro tentativo (non del Tar, ma di chi ha montato la questione) di eliminare una non-discriminazione, creando invece vera discriminazione verso chi invece vuole celebrare i matrimoni. Non si è pensato che in questo modo si toglie il diritto di avere una sala destinata ai matrimoni. Così quella del Comune non si può chiamare più sala matrimoni. Grazie al politicamente corretto si va a discriminare, a mettere sotto, l’istituzione del matrimonio in base a una legge ipocrita».

Non si fa attendere la reazione della Lega Nord, per voce e mozione del capogruppo Paolo Polidori, alla decisione del sindaco Roberto Dipiazza - dettata dalla sentenza del Tar lombardo - in merito alla concessione della sala matrimoni per le unioni civili e comunicata qualche ora prima in Consiglio comunale rispondendo alla domanda del consigliere Basso del Movimento 5 stelle. Una mozione che ha ricevuto l'"urgenza" dalla riunione dei capigruppo, ma non è stata dibattuta in aula.

Infatti, mentre i consiglieri di Forza Italia e parte del Partito democratico lasciavano l'Aula, solo Fabio Tuiach, vicecapogruppo della lega ha preso la parola, è riuscito a intervenire: «Mi rivolgo a chi come me è cattolico tra i banchi dell'opposizione: ma abbiamo letto una Bibbia diversa? Per me viene prima Dio e dopo la politica. Cambiare il nome della sala sarebbe almeno una piccola soddisfazione e anzi - ironizza - proporrei un emendamento affinchè venga nominata "sala matrimoni e culimoni"».

A questo punto, con un'aula semideserta, ha preso parola il vicesindaco Pierpaolo Roberti che ha affermato «la Giunta fa propria la mozione», dando così il via all'iter per il cambiamento del nome della sala che «non avrà più riferimenti al matrimonio», chiedeva la mozione.

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